Scrivono di essere «in tantissime» quelle che negli anni sarebbero state avvicinate dal professore accusato da una studentessa di 20 anni e che hanno avuto tra loro un...
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«Non vogliamo più docenti molestatori, vogliamo strumenti che ci tutelino e vogliamo una presa di posizione netta dell'Università contro gli abusi di potere, sessuali, avances e molestie - scrivono - Siamo consapevoli che non saranno le inchieste giornalistiche, le false promesse a rendere questo spazio sicuro per noi, ma possiamo e dobbiamo essere solo noi, tutte insieme, a fare in modo che quello che è successo a noi, non accada mai più». Nella lettera raccontato di essere in tante «quelle che durante i test di ammissione siamo state rintracciate, quando ancora non iscritte al corso e ignare del risultato della prova dal docente che aveva già deciso cosa farne dei nominativi delle candidate che volevano accedere ai corsi scelti». In tante quelle che avrebbero dovuto sostenere la prova orale con un altro professore e «ci siamo ritrovate, per sua richiesta, a sederci dinanzi a lui. Sicuramente siamo in tante quelle che successivamente siamo state contattate dopo aver svolto la prova orale e scritta, quando i risultati non erano ancora usciti». «Alcune di noi - scrivono - si sono sentite dire alla prova d'accesso che il nostro profilo non era indicato per il percorso di studi scelto ma avremmo dovuto 'fare l'attrice'.
«Non ho mai incontrato il professore oggetto delle accuse. Io non ho provato a contattarlo e lui non si è fatto sentire» afferma oggi Giuseppe Gaeta, direttore dell'Accademia di Belle Arti di Napoli. Gaeta, a margine di un'iniziativa su Scuola Viva in Regione Campania, ha spiegato che «Non sono stato ancora convocato in Procura ma sono rispettoso nei confronti di chi svolge le indagini. Ho fatto un atto, mi sono reso disponibile all'ascolto per enunciare i fatti a mia conoscenza e aspetto da rappresentate istituzionale e cittadino che sia accolto». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino