Vivono dietro le grate, asserragliate in attesa della provvidenza mentre lavorano, studiano, si informano e gestiscono i loro monasteri come fossero piccole aziende. Eccole qui le...
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Sono rimaste in dieci, le Cappuccine, poche ma non pochissime, pronte ad accogliere nuove consorelle purché assai determinate e dalla sincera vocazione: «Può succedere - spiega meglio suor Rosa - che avendo raggiunto l'età della pensione, in una condizione di solitudine, scoraggiamento, delusione, o più semplicemente di difficoltà economiche, si prenda in considerazione l'ipotesi di entrare in monastero immaginando la clausura come soluzione a tutti i problemi». Niente di più sbagliato. Le monache non hanno dubbi e rivendicano una scelta difficile ma irrinunciabile: povertà, castità e obbedienza, solitudine, meditazione, silenzio, comunione dei beni e, naturalmente, preghiera: «La clausura non può essere intesa come un ripiego - aggiunge la badessa di Santa Maria in Gerusalemme - ogni volta che ci hanno provato è stato sempre un fallimento. Puoi resistere qualche mese, alla fine molli e vai via: senza una vera vocazione vivere come noi non è possibile».
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Sono sei gli ordini claustrali qui a Napoli, erano sette prima che le Visitandine lasciassero definitivamente il monastero della Visitazione sull'Eremo dei Camaldoli dove hanno vissuto per anni. Restano le Carmelitane scalze; le Clarisse dei Frati minori, quelle di Santa Chiara per intenderci; le Clarisse Cappuccine, dette delle Trentatrè, che vivono nel monastero di Santa Maria in Gerusalemme; le Clarisse urbaniste; le Passioniste e le Adoratrici perpetue del Santissimo Sacramento. Per tutti, queste ultime, sono le Sacramentine e pregano senza sosta ventiquattro ore su ventiquattro. Tutto l'anno, ininterrottamente. Inginocchiate davanti al Santissimo Sacramento esposto sull'altare, nel monastero di San Giuseppe dei Ruffi, nel cuore della città antica, chiedono grazie, favori, guarigioni e indulgenze. Non si stancano mai e non dicono mai di no. Nemmeno quando devono alzarsi alle tre del mattino, alle quattro oppure alle cinque per rispettare turni e orari stabiliti come ogni lunedì dalla madre badessa. Una tabella affissa in bacheca, regole precise e assoluta puntualità.
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La stessa puntualità e il medesimo rigore che caratterizza la vita quotidiana delle Clarisse dei Frati minori. Ogni giorno, in quel monastero di piazza del Gesù, arrivano decine di richieste. Ogni giorno, e ogni notte, c'è da raccomandare al Signore una infinità di persone in cerca di aiuto. E le suore non si tirano mai indietro pur lavorando nell'orto e in giardino. In controtendenza, alla porta del monastero di Santa Chiara bussano anche giovani donne pronte a cominciare con serietà, e serenità, il cammino che le porterà verso la clausura. Lo dicono sottovoce, le Clarisse, voti solenni e vita contemplativa: «Abbiamo l'impressione che ci sia una ripresa delle vocazioni. Qualcosa in questi ultimi tempi sta cambiando. Speriamo bene davvero: a pregare siamo sempre troppo poche». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino