Nuovo passo avanti nel monitoraggio dei Campi Flegrei che, dal dicembre 2012, sono sotto la lente dei vulcanologi e ad un livello di allerta giallo, cioè di attenzione. Un...
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Prevedere l'evoluzione dell'attività di un vulcano richiede, invece, «l'interpretazione congiunta della sismicità, delle deformazioni del suolo e delle variazioni che interessano i fluidi emessi come composizione delle fumarole o flussi totali» segnala il gruppo di ricercatori dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Bologna e dell'Osservatorio Vesuviano di Napoli, che insieme a ricercatori dell'Università di Granada, dell'Università di Aberdeen e del Cnrs francese, ha quindi individuato «un parametro, definito sismicità di background, in grado di monitorare, in modo semplice e veloce, l'evoluzione nel tempo dello stato della caldera dei Campi Flegrei.
Lo studio, pubblicato su Scientific Reports (Nature), ha messo in relazione centinaia micro-terremoti, avvenuti ai Campi Flegrei dopo il 2000, con innalzamento del suolo e variazioni nella composizione dei vapori fumarolici della Solfatara, che è stata investigata dai ricercatori con un approccio statistico. «L'interpretazione di tutti i segnali associati a tali fenomeni è particolarmente complessa nel caso delle caldere», segnala Giovanni Chiodini, ricercatore Ingv e primo autore dell'articolo. «Talvolta - spiega - il susseguirsi di terremoti associati a forti innalzamenti del suolo e all'aumento dei vapori emessi dal vulcano non sempre anticipa un'eruzione. Può accadere anche il contrario, ovvero che le eruzioni siano precedute solo da deboli variazioni dei segnali geofisici e geochimici». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino