Una foresta di marijuana sui terreni della chiesa. Quattro versanti di un'intera collina trasformati in piantagione di canapa indiana ed essiccatoio naturale. Filari di...
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Vena di Falconara, Petrelle, Cerreto e Falanga sono le quattro porzioni di pascoli e boschi in gran parte privati su cui i signori della marijuana erano tornati. Sì, perché il primo sequestro in zona era già avvenuto nei mesi scorsi. I narcos, però, hanno deciso di seminare nuovamente sugli stessi terreni, tra i più adatti per microclima e fertilità. Ed ecco che la seconda semina aveva portato un ottimo raccolto: oltre cinquemila piante, appunto, alte fra i tre e i cinque metri, capaci di fruttare almeno mille euro l'una opportunamente lavorate e rivendute, dunque oltre cinque milioni di euro di mancati incassi per la camorra della marijuana. Circa mille piante erano già state estirpate e messe a testa in giù, legate ai filari installati a mo' di coltivazioni di pomodori in modo da poter sfruttare il vento e il sole per l'essiccazione sul posto. Una piantagione su due livelli, una tecnica per rendere più leggeri e più facilmente trasportabili gli arbusti una volta pronti per la seconda parte della lavorazione. Al loro arrivo sul posto, dopo circa un'ora di camminata in sentieri conosciuti e percorsi solo da boscaioli, allevatori di ovini e narcos dal «pollice verde», i carabinieri si sono ritrovati davanti la piantagione più vasta dell'anno, che ha permesso un sequestro record.
La piantagione «tardiva», che ha sfruttato al meglio le piogge abbondanti del mese di agosto, al momento non ha proprietari. Sul luogo del sequestro sono state però trovate alcune tracce importanti. La particolarità, stavolta, è che gran parte dei terreni su cui erano state seminate le piante di canapa indiana sono di proprietà privata. Una parte è di alcuni nobili romani, un'altra della chiesa gragnanese di Sant'Erasmo, a cui erano stati donati come lasciti i pezzi di bosco dai proprietari morti negli anni 80. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino