Traffico di farmaci per il morbo di Parkinson: così il latitante napoletano li smerciava a Londra

Medicinali costosi, sottratti nelle farmacie di tutta Italia con ricette false o intestate a ignari pazienti, venivano spediti a Londra, dove la mente di questa organizzazione...

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Medicinali costosi, sottratti nelle farmacie di tutta Italia con ricette false o intestate a ignari pazienti, venivano spediti a Londra, dove la mente di questa organizzazione criminale, Luigi Bianco, 54 anni, di Sant'Antimo, latitante, detto «o dottore» e anche «o maestro», spacciandosi per un broker del farmaco li rivendeva a grossisti inglesi, più o meno compiacenti.

La caccia a questi farmaci, utilizzati per curare il morbo di Parkinson e l'epilessia, completamente a carico del Servizio sanitario nazionale, si era fatta così frenetica da diventare introvabili con gravi ripercussioni per i pazienti affetti da quelle gravissime patologie. Ieri mattina, a conclusione di una ponderosa indagine dei carabinieri del Nas di Latina, è scattata la retata che ha azzerato la «Big Pharma» made in Sant'Antimo. I militari hanno eseguito diciotto misure cautelari: cinque in carcere, cinque agli arresti domiciliari, otto all'obbligo di presentazione quotidiana presso un comando dei carabinieri o un posto di polizia. I provvedimenti restrittivi, emessi dal Gip Pier Paolo Bortone del Tribunale di Latina, sono stati eseguiti grazie all'impiego di oltre cento militari del Nas, dei comandi provinciali di Napoli, Caserta, Avellino, Firenze, Milano e La Spezia, e del Ros.

Pesanti le accuse, che vanno dall'associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di farmaci di provenienza illecita, al falso e al furto, dalla ricettazione alla truffa ai danni del Ssn, contestate dal procuratore aggiunto Carlo Lasperanza e dal pm Daria Monsurrò della Procura di Latina, che hanno coordinato le indagini con la collaborazione della National Crime Agency, struttura investigativa inglese sul modello della nostra Dda.

L'indagine è nata grazie a un farmacista della provincia di Latina, che facendo turni di lavoro in due farmacie diverse e distanti tra loro, aveva notato che nello stesso giorno erano state presentate le stesse ricette per un totale di 300 euro intestate allo stesso paziente. Il farmacista aveva segnalato l'anomalia al comando del Nas di Latina. Per avere un'idea della mole delle indagini basta indicare i numeri: quaranta telefoni intercettati e l'analisi di più di un milione tra messaggi e conversazioni telefoniche; il riscontro di oltre diecimila ricette, analizzate una a una; il danno di un milione di euro alle casse della sanità pubblica; centinaia di ore di pedinamenti e controlli sui corrieri internazionali; visione di «chilometri» di video delle farmacie. 

L'inchiesta ha delineato la completa filiera di quest'affare e i ruoli svolti. Al vertice c'era Luigi Bianco, che da Londra passava le ordinazioni dei farmaci a due luogotenenti, entrambi di Sant'Antimo, che a loro volta attivavano i ladri che rubavano i ricettari negli studi medici, materiale che poi finiva nelle mani del falsario, detto «Dante Alighieri» (così definito da Luigi Bianco). Questi di fatto clonava da quella originale uno stock di almeno una decina di ricette con nomi falsi o di nomi di pazienti del tutto ignari. I due luogotenenti del boss, poi, grazie alla complicità del titolare di un'agenzia di noleggio di auto (destinatario di uno dei provvedimenti giudiziari), affittava più di un veicolo con false generalità e li dava a chi materialmente si presentava nelle farmacie di Toscana, Lazio e Lombardia per spedire le ricette, previa telefonata per sapere se il farmaco era disponibile.

Le confezioni venivano consegnate a Sant'Antimo e custodite in un deposito gestito dal figlio di uno dei due luogotenenti. Le medicine venivano poi spedite a un indirizzo di mail box a Londra, che il capo dell'organizzazione aveva aperto sotto falso nome. Le indagini hanno anche delineato una sorta di busta paga per i componenti dell'organizzazione. A Luigi Bianco la fetta più cospicua, il 65 per cento; i due luogotenenti si spartivano il restante 35. A «Dante Alighieri» spettavano 1500 euro al mese; 1000 euro il compenso a chi ordinava i lotti da immettere nel mercato illegale estero; 100-250 euro per ogni bollettario rubato; 10-15 euro per ogni ricetta esibita in farmacia per ritirare due farmaci a un costo minimo di 150-200 euro. Le paghe dell'infamia.

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Il Mattino