Napoli, l'addio a Gabriella Fabbrocini: ​«Ci ha insegnato che niente è impossibile»

Gremita la chiesa di San Ferdinando: non solo il mondo accademico ma anche imprenditori, artisti e politici

I funerali di Gabriella Fabbrocini
Un camice bianco sul feretro di Gabriella Fabbrocini. Il simbolo della sua professione, l’orgoglio di appartenere a una categoria che ha servito fino all’ultimo - con...

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Un camice bianco sul feretro di Gabriella Fabbrocini. Il simbolo della sua professione, l’orgoglio di appartenere a una categoria che ha servito fino all’ultimo - con passione e dedizione - senza mai tirarsi indietro anche nei momenti più difficili della malattia. Folla, cordoglio e sincera partecipazione al funerale della professoressa, ordinaria di Dermatologia e direttrice della Scuola di specializzazione della Federico II. Gremita la chiesa di San Ferdinando, oltre un migliaio le persone che hanno partecipato alla cerimonia prima di affollare la piazza per l’ultimo applauso a Gabriella.

La famiglia - il marito Fabrizio Pallotta con i due figli e il nonno Alfredo - gli amici, i colleghi, i rappresentanti delle istituzioni e del mondo accademico, ex compagni di classe e di università. Poi i pazienti, tanti pazienti, e tutti i collaboratori orfani della loro “insostituibile prof”: «Sarà durissima ma ci ha insegnato che niente è impossibile. E allora andiamo avanti come lei avrebbe voluto». Difficile entrare in chiesa, impensabile avvicinarsi all’altare: un muro umano ne impedisce fisicamente l’accesso. Tanti fiori e tanti ricordi nelle frasi che accompagnano le corone e i cuscini di gerbere e rose adagiati intorno alla bara. 

Dopo l’omelia di don Carlo Ballicu il primo a prendere la parola è Gaetano Manfredi. Il sindaco era legato a Gabriella Fabbrocini da antica e profonda amicizia: «Ci conoscevamo dai tempi dell’università, - racconta - negli anni abbiamo condiviso tante esperienze ma quello che non dimenticherò è l’entusiasmo, e la determinazione, che metteva in tutto ciò che faceva. Riusciva sempre a coinvolgermi anche quando mi sarei tirato indietro». E poi la “dignità”, il valore che lei dava alla parola “dignità”. È sempre Manfredi a ricordare il giorno in cui gli raccontò che avrebbe creato un laboratorio da dedicare solo ai pazienti in terapia oncologica perché - disse - “la cura della persona, anche quella esteriore, ha un gran valore soprattutto in chi soffre”. Sull’altare sale il figlio più grande, Raffaele, che ha voluto ricordare la mamma partendo da una sua lucida e affettuosa raccomandazione: «”Parla anche di me, ma cerca di essere breve altrimenti la gente si annoia”». 

Il rettore della Federico II dalla folla non riesce neanche a entrare: Matteo Lorito aspetta il feretro all’uscita della chiesa per dire addio alla collega Gabriella con il governatore Vincenzo De Luca. Accanto a lui il prorettore Arturo De Vivo, i docenti universitari Massimiliano Scalvenzi e Mario Delfino, autori con la Fabbrocini di numerosi testi scientifici. Con loro il presidente della società italiana di dermatologia, Giuseppe Monfrecola, il rettore del Campus biomedico di Roma, Raffaele Calabrò e la professoressa Maria Triassi, amici sinceri, uniti da anni di impegno sul campo e lavori condivisi. Affetto vero e rapporti trasversali quelli che Gabriella Fabbrocini negli anni è riuscita a stabilire in città. 

In chiesa, ieri mattina, non c’era solo il mondo accademico come si sarebbe potuto immaginare, ma anche quello imprenditoriale, da Antonio D’Amato e Marilù Faraone Mennella a Gianni Lettieri e Stefania Brancaccio - della finanza con Amedeo Manzo presidente della Banca di credito cooperativo di Napoli; dello spettacolo e della moda con Patrizio Rispo e Maurizio Marinella addolorati per la perdita di una “donna speciale”. Riccardo Villari, presidente del Circolo del Tennis, ricorda le serate capresi trascorse insieme. Si commuove più volte Elisabetta Garzo, presidente del Tribunale di Napoli, seduta accanto a due donne del mondo della politica: Annamaria Carloni e Valeria Valente: «Abbiamo perso una grande amica ma il suo ricordo resterà sempre nei nostri cuori». 

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Il Mattino