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È morto Franco Di Mare, il giornalista classe 1955 che era stato inviato e direttore di rete in Rai, l'azienda per cui aveva lavorato lungo tutta la sua carriera dopo i primi esordi a Napoli. Di Mare era malato di tumore: qualche settimana fa, in diretta Tv a «Che tempo che fa» sul Nove, aveva denunciato le difficoltà della malattia e il suo stato di salute precario.
«Ho avuto una vita bellissima e le memorie che ho sono piene di vita. Mi dispiace di scoprirlo adesso, ma non è troppo tardi il mio arbitro non ha fischiato ancora» aveva detto Di Mare in diretta, collegato da casa e con un respiratore ad aiutarlo.
Nella stessa occasione, anche l'acttacco alla sua ex azienda: «Tutta la Rai, tutti i gruppi dirigenti sono scomparsi. Capisco che ci siano ragioni sindacali e legali, io chiedevo lo stato di servizio, l’elenco dei posti dove sono stato per sapere cosa si potrebbe fare. Non riesco a capire l’assenza sul piano umano, persone a cui davo del tu che si sono negate al telefono. Trovo un solo aggettivo: è ripugnante».
Qualche giorno fa, Di Mare aveva anche coronato il sogno degli ultimi anni, sposando la compagna Giulia Berdini con cui aveva condiviso le prime e le ultime fasi della malattia: «La donna che ha avuto la forza di sopportarmi, perfino quando non mi sopportavo neppure io» aveva detto con il sorriso.
Il mesotelioma che aveva accompagnato l'ultima parte di vita di Di Mare aveva una provenienza abbastanza chiaro: il tumore ai polmoni derivante dall'inalazione di amianto, sostanza di cui erano ricche le strade di Sarajevo che proprio Di Mare con una troupe al seguito aveva conosciuto bene nel 1992, tra i proiettili all'uranio impoverito.
La sua vita da inviato non si era fermata lì: Bosnia, Kosovo, Somalia, Mozambico, Algeria, Albania, Etiopia, Eritrea, Ruanda, prima e seconda guerra del Golfo tra i conflitti seguiti negli anni tra le redazioni Rai di Tg2 e Tg1.
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