«L'uomo di 36 anni deceduto per meningite all'ospedale Cardarelli di Napoli è stato curato in regime di isolamento e non è entrato in contatto con...
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L'uomo, un napoletano, è arrivato al Cardarelli con un'ambulanza del 118 alle 21,15 di ieri sera in codice rosso e in preda a un forte stato di agitazione e a febbre alta, oltre 39 gradi. Presentava, inoltre, delle manifestazioni cutanee e rigidità muscolare. La situazione si è aggravata e nonostante l'intervento dei rianimatori, non c'è stato nulla da fare. È deceduto alle 00,15 per arresto cardiaco. La salma è stata quindi trasferita all'obitorio.
Il servizio di Pronto soccorso ha funzionato regolarmente in quelle ore. «È arrivato qui in condizioni drammatiche - spiega il primario - e ci è apparso subito chiaro che si trattava di meningococco in uno stadio molto avanzato. Il paziente aveva febbre alta da almeno due giorni, e purtroppo non era stato allertato il medico di base. In questi casi, invece, se non si interviene subito il rischio di mortalità, che è già elevato, sale all'80%».
«Non è il primo caso di meningite che ci troviamo a trattare - rassicura la dottoressa Paladino - al Cardarelli ce ne capitano almeno uno o due al mese. È vero che è il primo caso di decesso da quando si parla molto di meningite. Ed è chiaro che un minimo di psicosi c'è, ma la situazione è tranquilla e sotto controllo. Nessun panico». Tutto il personale del Cardarelli è stato sottoposto al protocollo previsto in questi casi con l'assunzione nelle 72 ore dal contatto di una compressa di ciprofloxacina. Dall'ospedale, inoltre, è partita una segnalazione all'Asl per monitorare le persone con cui è venuto a contatto il paziente deceduto nelle ultime ore di vita. «Febbre, forti cefalee e rigidità muscolare - spiega il primario - sono i sintomi di cui tener conto e per i quali è giusto allertarsi chiedendo in prima battuta l'intervento del medico generico che potrà distinguere un potenziale caso di meningite da una comune influenza».
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Dall'archivio del Mattino
Il Mattino