C'era una volta l'aiuola curata di piazza Vittoria. L'area verde non rientra più nell'elenco fornito dal Comune dei 444 affidi del progetto «Adotta...
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Qui, in un luogo simbolo della città stretto tra Villa Comunale e Lungomare, si è verificato uno dei casi più eclatanti di malfunzionamento del progetto, che invece altrove funziona. Non c'è stata solo la rinuncia di Marinella nell'area verde di piazza Vittoria. Anche il Rotary, nei mesi scorsi, ha provveduto a eliminare la targa tra le erbacce. «Ci sono state le transenne per via di due palme pericolanti - spiega Salvatore Guastella, edicolante - Erano arrivati prima i vigili del fuoco e poi i dipendenti di Napoli Servizi. Rotary ha rinunciato alla cura del giardino. Ormai hanno portato via la targa. Alla cura dell'aiuola aveva rinunciato anche Marinella. Il progetto per ora qui è fallito. È difficile per i commercianti avere a che fare anche con le persone». Ora le palme a rischio, messe a dura prova dal vento folle dei mesi scorsi, sono state rimosse, ma il fallimento della partnership pubblico-privato alla Vittoria resta al momento inequivocabile. Piazza sconfitta, insomma. «Proprio così - continua Marinella - Il Rotary aveva preso in gestione un altro pezzo del verde, ma ha rinunciato».
L'imprenditore si è preso cura dell'aiuola per 4 anni, tra il 2014 e il 2018, spendendo 350 euro al mese e assicurandosi che un giardiniere abbellisse il giardino almeno una volta ogni 4 giorni. Si arriva a un costo di 16.800 euro. La sua posizione, oggi, dopo la rinuncia, resta chiara: «Sì, ho abbandonato - prosegue Marinella - Riprenderò il progetto se avrò garanzie di tutela da parte dei cittadini e del Comune. Se non si mette una recinzione intorno all'aiuola, sarà tutto inutile, perché tutti continueranno a portare lì i loro cani. Del Giudice, quando venne da me tre mesi fa, disse che avrebbe pensato a una piccola recinzione e che ne avremmo riparlato. Per ora però nessuna nuova». La storia della cura del verde di piazza Vittoria è lunga e piena di tensioni: «La mia area curata - conclude l'imprenditore - sorgeva tra sei aiuole ridotte malissimo, come la foresta amazzonica. Apprezzo i cani, ma tutti i proprietari di cani li portavano nell'aiuola ben messa. Dopo i bisogni, gli animali spazzavano via la terra dell'aiuola: ho rinunciato ufficialmente in autunno, dopo l'ennesima discussione con un proprietario. Avevo deciso di prendermi cura del verde per dare un segnale di civiltà, sperando che altri seguissero il mio esempio, ma finora non è successo».
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Il Mattino