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Sono tre le mamme che con le loro denunce hanno fatto chiudere i battenti a un bar particolarmente accorsato in vicoletto Belledonne. Il questore - su proposta del Commissariato San Ferdinando - ha disposto la sospensione dell’attività per ben trenta giorni. Recidivo il titolare del locale di Chiaia: lo scorso giugno era già stato destinatario di un medesimo provvedimento di chiusura - in quella circostanza solo di sette giorni - sempre per lo stesso motivo: vendita di alcol ai bambini.
Proprio il titolare, con la complicità di un cameriere, era stato colto sul fatto mentre distribuiva cicchetti ai ragazzini senza nemmeno far finta di chiedere i documenti. Il bar è ancora aperto ma solo perché il provvedimento di stop - come prevede la legge - scatterà non prima di un paio di giorni, il tempo necessario per smaltire, qualora ci fosse, la merce deperibile. Non solo la chiusura, anche la multa. La somministrazione di bevande alcoliche ai minorenni prevede sanzioni fino a 2.500 euro se il ragazzo è tra i 16 e i 17 anni, ma nel caso di adolescenti sotto i sedici anni - come il gruppetto di amiche tredicenni nel bar di vicoletto Belledonne - si rischia la reclusione fino a un anno. Il questore ringrazia le mamme che sono andate in Questura per denunciare il locale fuorilegge e si augura con forza che possano rappresentare un esempio virtuoso per tutti. D’altronde se così facessero anche gli altri genitori ogni volta che si accorgono - e non è difficile - che i propri figli (minori) hanno bevuto, la chiusura immediata potrebbe scattare per diversi locali della città.
«Non ci ho pensato un solo istante a raccontare l’accaduto agli agenti - racconta una delle tre mamme che si è rivolta alla polizia per denunciare il titolare del locale di Chiaia, e che chiede di mantenere l’anonimato per evitare che la figlia tredicenne possa essere identificata - quando ho saputo che lei, e le sue amiche, avevano comprato alcol in quel bar, non ho avuto esitazione».
Per la legge non è sanzionata esclusivamente la somministrazione, ossia la vendita di alcolici per il consumo, ma anche solo la vendita. Devono pertanto tenere gli occhi bene aperti anche tutti quegli esercizi commerciali come supermercati o mini-market che si ritrovano alla cassa ragazzi con in mano bottiglie di alcolici. È obbligo del titolare dell’esercizio, o di chi chiunque si trovi al reparto vendita, chiedere un documento d’identità al ragazzo e accertarsi che abbia compiuto i 18 anni prima di vendere vodka e gin: il fatto che il giovane alla cassa dimostri più anni di quelli che ha - o che non abbia con sè un documento - non scusa il titolare. È assai rischioso far finta di niente o vendere ugualmente alcol a minori: i controlli sono sempre più frequenti e le pene sono state innalzate proprio per cercare di contrastare il fenomeno. Grande attenzione anche ai maggiorenni che acquistano alcolici per poi dividerli, un istante dopo, con i minorenni una volta fuori dal negozio.
Il Mattino