Napoli, 16 alloggi gestiti dalla camorra: sigilli a B&B abusivo. Turisti in lacrime: «Fuggiamo da qui»

Napoli, 16 alloggi gestiti dalla camorra: sigilli a B&B abusivo. Turisti in lacrime: «Fuggiamo da qui»
Sedici appartamenti occupati abusivamente nel cuore della città, in vico San Nicola a Nilo numero 5, proprio alle spalle della chiesa di San Domenico Maggiore e della...

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Sedici appartamenti occupati abusivamente nel cuore della città, in vico San Nicola a Nilo numero 5, proprio alle spalle della chiesa di San Domenico Maggiore e della cappella Sansevero: alcuni di questi erano abitati da anni da famiglie legate alla malavita che sta terrorizzando il centro storico ed erano diventate base operativa del clan Sibillo. Era già successo a Scampia, a Ponticelli, al Rione Traiano, e lo schema è stato rispettato anche dai nuovi boss e dai guaglioni che stanno tentando di impossessarsi dei vicoli intorno a Spaccanapoli.


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LA SCOPERTA
Ieri sono cominciati gli sgomberi e le sorprese non sono state poche. Una delle abitazioni era stata trasformata in casa vacanza e compariva anche su una delle piattaforme informatiche dedicate agli affitti turistici: è stata chiusa nei giorni scorsi dai vigili antiabusivismo. Quando i caschi bianchi sono intervenuti erano appena arrivati gli ospiti, una coppia che aveva affrontato il viaggio da Pistoia per visitare la città: sono andati via tra le lacrime e non hanno accettato di rimanere un minuto in più a Napoli.

Altri appartamenti ospitavano famiglie per così dire “normali” che ci vivevano da tempo occupando fin dalla fine degli anni Ottanta gli spazi che nei piani del Comune dovevano essere destinati agli anziani: i vecchi non li hanno mai visti, gli abusivi ci hanno vissuto serenamente per decenni. Ma non è stato questo il motivo che ha fatto decidere di allontanarli.

Tra le famiglie che avevano fatto saltare le serrature c’era anche un gruppo di persone che gli inquirenti ritengono legate ai Sibillo, il clan della “Paranza dei bambini”, finito proprio ieri al centro di una retata dei carabinieri. Tanto che il nome di una delle donne che si era impossessata di un appartamento torna anche nelle indagini che ieri sono arrivate a una svolta: Milena Del Gavio, una delle abusive, è la mamma di Vincenza Carrese, la moglie di Pasquale Sibillo che, secondo gli inquirenti, dal carcere continuava estorsioni e stese nel centro storico.
Probabilmente anche per questo il Comune di Napoli, sulla base di un’ordinanza firmata a giugno dal sindaco de Magistris, e su indicazione del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, dopo una lunghissima serie di incontri con le forze dell’ordine, ha dato via agli sgomberi. 

LE TENSIONI
Un’operazione complessa: per ore la polizia ha assediato la zona con decine di camionette, ad abitanti e turisti è stato vietato di passare per il vicolo (e infatti non sono mancate le proteste dei residenti), davanti al portone è stato schierato un doppio cordone di agenti, mentre i funzionari dell’ufficio casa e i vigili dell’unità antiabusivismo, guidata dal capitano Gaetano Vassallo, avviavano gli sgomberi che sono andati avanti per ore. Sul posto è arrivata l’assessore alle Politiche per la casa, Monica Buonanno. Sono state bloccate le attività della Comunità di Sant’Egidio che nel fabbricato ha dei locali dove prepara i pasti per i senzatetto (quelli veri) e organizza corsi di italiano per stranieri. A metà mattinata in vico San Nicola a Nilo si è precipitato uno dei responsabili della Comunità, ma le forze dell’ordine non hanno permesso l’ingresso a nessuno.

I NODI
I problemi e i disagi non sono stati pochi e dureranno per diversi giorni. Ieri non tutti gli abusivi sono stati trovati negli appartamenti, anzi in alcuni casi sono intervenuti i vigili del fuoco per aprire le porte, poi sono entrati i poliziotti e solo dopo questo primo sopralluogo gli usci sono stati nuovamente sigillati. È probabile che le forze dell’ordine volessero assicurarsi che all’interno non fosse stato nascosto nulla di illegale.

Proprio per la delicatezza delle operazioni il calendario è stato concordato con la Prefettura, ma non è detto che per gli illegali non legati alla criminalità organizzata non venga cercata una nuova sistemazione. La partita è tuttora aperta. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino