Un nascondiglio segreto, ricavato accanto alla vasca da bagno, che si sbloccava tramite un meccanismo occultato nella mobilia. Era qui che Vincenzo Calone, 61 anni, un passato tra...
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Poi gli agenti si sono diretti in via Livio Andronico, nell’abitazione di Calone. Dopo un’intensa attività investigativa, erano sicuri che in casa ci fosse un’arma e hanno ispezionato l’abitazione da cima a fondo ma senza trovare nulla. All’inizio l’uomo ha negato, ha cercato di temporeggiare, ha persino mostrato agli agenti dei nascondigli fittizi vuoti dicendo che la pistola gli era stata rubata. Ha ceduto soltanto quando stavano per entrare in azione i pompieri, temendo che, per cercare il vano segreto, danneggiassero le pareti. Così ha portato gli agenti nel bagno e ha indicato un lato della vasca. Poi ha girato una colonnina e il meccanismo si è sbloccato: il nascondiglio si è aperto, dentro c’erano la pistola calibro 9x19 e 32 proiettili.
Calone è stato arrestato per detenzione abusiva di arma clandestina, munizionamento e ricettazione ed è stato condotto nel carcere di Poggioreale in attesa della convalida. L’uomo, scarcerato nel 2015, è considerato dagli investigatori uno dei “senatori” della malavita organizzata; pregiudicato di spicco, a partire dalla metà degli anni ’70 del secolo scorso, ha avuto rapporti con molti clan napoletani, tra cui i Frizziero della Torretta e, più di recente, i gruppi del cartello dell’Alleanza di Secondigliano e gli Amato-Pagano. Imparentato con personaggi di spessore del narcotraffico dell’area flegrea, attualmente non è ritenuto vicino a nessun clan né risulta invischiato in attività criminali, ma in passato è stato accusato di associazione mafiosa, omicidio e traffico di sostanze stupefacenti. Un suo nipote, Antonio Calone, 44 anni, è ritenuto reggente del clan che porta il suo cognome e che, originario della zona di Santa Lucia, è attivo nel quartiere di Posillipo. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino