Napoli: arco borbonico a pezzi, dopo sei mesi lavori al palo

Napoli: arco borbonico a pezzi, dopo sei mesi lavori al palo
A chi appartiene l’arco borbonico crollato all’inizio di gennaio? Chi avrebbe dovuto prendersi cura della manutenzione che non c’è stata e, oggi, del...

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A chi appartiene l’arco borbonico crollato all’inizio di gennaio? Chi avrebbe dovuto prendersi cura della manutenzione che non c’è stata e, oggi, del restauro che non è stato ancora avviato? I punti interrogativi sono giustificati dal fatto che ancora non si sa nulla sull’attribuzione della struttura crollata miseramente a gennaio dopo aver subìto i ceffoni della tempesta di dicembre. In questi giorni si celebrano i sei mesi dal crollo e abbiamo cercato di capire chi, e come, si sta occupando del recupero di quella struttura storica. Spoileriamo il finale del racconto: non è ancora chiaro chi sia l’affidatario di quel bene, sicché non c’è nulla d’ufficiale sul recupero dell’arco borbonico.

«L’intervento di restauro, che si intende avviare nel più breve tempo possibile, si ritiene del tutto idoneo al ripristino del manufatto. In seguito al crollo si è dato corso a immediate interlocuzioni di natura tecnica con l’Autorità Portuale finalizzate all’adeguamento delle intenzioni progettuali precedentemente definite condividendo la necessità, data l’urgenza dell’intervento, di affidare il coordinamento delle attività di progettazione alla Soprintendenza. Il progetto di restauro prevede il recupero di tutti gli elementi crollati e la ricostruzione del contrafforte crollato», parole di Anna Laura Orrico, al tempo sottosegretario, pronunciate il 15 gennaio alla Camera in risposta a un’interrogazione di Leu al Mibact.

A quelle parole ha fatto seguito un lungo e doloroso periodo di pochi sussulti, La Orrico dopo un mesetto lasciò il Ministero e oggi dall’ufficio stampa spiegano «mica il Mibact può rendere conto delle parole di un sottosegretario nominato dalla politica che, nel frattempo è andata via?», come se a rispondere alla Camera, Orrico ci fosse andata per un capriccio personale e non da rappresentante del ministero.

Nonostante l’annuncio alla Camera, l’arco borbonico è stato messo in un angolino. Dalla soprintendenza napoletana, che si occupa della vicenda, spiegano che le riunioni si sono susseguite e che «appena tre giorni fa c’è stato l’ultimo vertice con l’Autorità Portuale per le decisioni più urgenti sulla messa in sicurezza».

E qui spuntano altri due dettagli: non c’è ancora una messa in sicurezza definitiva ed è l’autorità portuale ad occuparsi della vicenda: «A dire la verità noi siamo stati nominati custodi giudiziari dopo il sequestro del manufatto - puntualizza Andrea Annunziata, presidente dell’Autorità Portuale. In realtà non c’è chiarezza sulla titolarità di quel bene storico. Le indagini che sono state fatte attestano che non rientra nelle responsabilità dell’autorità marittima né di quella portuale». Insomma, non è titolare chi si occupa del mare, allora dovrebbe essere titolare chi si occupa della terraferma, cioè il Comune, ma anche su questo dettaglio non esistono certezze, così la vicenda avanza lentamente.

«Io non sopporto la burocrazia farraginosa e le lentezze - Annunziata è uomo dal piglio deciso - dico fin d’ora che, pur non essendone responsabile, l’Autorità Portuale è pronta a provvedere, a spese proprie, alla realizzazione del progetto di messa in sicurezza. Non ne posso più di questa impasse». 

Subito dopo, però, verrà il momento del restauro che sarà lungo, difficoltoso e costoso. Chi se ne occuperà? Chi troverà i soldi per restituire a Napoli quel pezzetto di storia martoriata? Per ora non lo sa nessuno. La Soprintendenza cataloga i pezzi crollati e prepara progetti mentre l’Autorità Portuale custodisce un bene che non le appartiene. Insomma, l’arco borbonico è crollato ed è anche abbandonato: nessuno lo reclama. I napoletani assistono attoniti. 

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Il Mattino