Napoli: arrestato latitante internazionale, in realtà era un giudice venezuelano rifugiato

Moises Raul Cordero Mendez è stato scarcerato dai giudici della sezione misure di prevenzione della Corte d'Appello di Napoli

Auto della polizia
Catturato perché inserito nella lista dei latitanti internazionali, in realtà è un ex magistrato venezuelano rifugiato in Spagna per le persecuzioni del...

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Catturato perché inserito nella lista dei latitanti internazionali, in realtà è un ex magistrato venezuelano rifugiato in Spagna per le persecuzioni del governo di Caracas. Moises Raul Cordero Mendez, 47 anni, è stato scarcerato dai giudici della sezione misure di prevenzione della Corte d'Appello di Napoli (presidente relatore Mario Roberto Gaudio, consiglieri Carlo Alifano e Furio Cioffi) su istanza dell'avvocato Alexandro Maria Tirelli, direttore della Alta Scuola Estradizioni della Camera Penale Internazionale. Fuggito in Spagna nel 2009, nel 2016 il Governo spagnolo ha riconosciuto a Cordero Mendez lo status di rifugiato a causa delle persecuzioni subite in Venezuela, concedendogli anche la cittadinanza del Paese iberico, dove svolge l'attività di imprenditore. Inoltre, rilevano i giudici, l'accusa di estorsione nei suo confronti risulta già prescritta, dunque il 47enne va immediatamente scarcerato. 

Moises Raul Cordero Mendez era destinatario di un mandato di cattura internazionale emesso nell'ambito del Codice Rosso Interpol dalle autorità del Venezuela, con richiesta di immediata estradizione. Era stato catturato la scorsa settimana in un hotel al centro di Napoli, dove alloggiava come turista insieme alla famiglia. Trasferito in una cella del carcere di Poggioreale, ha atteso l'udienza che ha annullato l'ordine di arresto e di estradizione in Venezuela.

«Al mio assistito - spiega l'avvocato Tirelli - è stato riconosciuto lo status di rifugiato in Spagna, che si estende anche all'Italia in virtù degli accordi internazionali. Cordero Mendez è in Europa perché sfugge al regime che lo perseguita con accuse strumentali alla repressione politica del dissenso al regime di Maduro».

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Il Mattino