Quattordici anni, eppure sembra ieri. Nella storia che racconta la ferocia criminale di una camorra nera, spietata, servirebbero più capitoli per ricostruire il ruolo del...
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Il resto è storia Tristemente nota. Con l'esplosione di una terrificante guerra di camorra dichiarata dagli «scissionisti», un tempo fedeli servitori dei Di Lauro, i quali decisero che al banchetto degli affari di droga un posto a capotavola spettasse anche a loro. Ne scaturì un bagno di sangue, con tanto di omicidi che colpirono anche degli innocenti. Due faide a distanza di poco tempo. Omicidi, ma non solo. Per riconquistare una piazza di spaccio, gli scissionisti della prima ora usarono le bombe, le micidiali «ananas», armi in dotazione agli eserciti della ex Jugoslavia, Armi che avrebbero potuto provocare una strage. Stando alla ricostruzione fatta dalla Dda di Napoli, in tutto erano sei gli ordigni a disposizione del cartello formato dagli Abete-Abbinante-Notturno, per dare inizio alla riconquista della piazza del Lotto G nelle case celesti. In meno di dieci anni furono 69 gli omicidi.
Parliamo di un decennio perché nell'ottobre del 2010, quando cioè i Di Lauro apparivano relegati nella enclave del «Rione dei Fiori» ad un ruolo quasi marginale rispetto ai nemici scissionisti, scoppia la seconda faida di Scampia. Inizialmente vi fu una guerra interna tra gli scissionisti: gli Amato-Pagano da un lato, e gli Abete-Abbinante-Notturno-Aprea dall'altro. La nuova faida vide quindi contrapposto il cartello degli scissionisti a una sua fazione interna, i cui componenti venenro ribattezzati i «Girati» (cioè traditori). Ed ecco comparire il gruppo della Vannella Grassi (dal nome della zona di Secondigliano dove il neonato clan aveva il suo quartier generale). Con il tempo i boss della compagine criminale - Petriccione, Magnetti e Mennetta - fecero una scelta di campo, alleandosi con i Di Lauro. Alla fine, gli scissionisti furono costretti ad abbandonare le Vele di Scampia riparando su Melito.
Sarebbero dunque i Girati, a gestire gli affari sporchi - droga ma anche racket - nei quartieri della periferia nord di Napoli. A riprova di ciò, proprio due giorni fa, la sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Napoli ha sequestrato al solo Magnetta beni per oltre 400mila euro. Le indagini patrimoniali proseguono. E adesso - dopo la cattura di Marco Di Lauro - c'è chi si chiede chi comanderà a Secondigliano e Scampia. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino