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Negli ultimi mesi, è stato un crescendo: lo scorso luglio, il lancio di una bomba, in perfetto stile mafioso; poi nelle settimane successive auto danneggiate, incursioni di minori nella sede sociale, fino ad arrivare all’ultimo episodio di violenza. Cosa è accaduto? Ruote bucate, pneumatici squarciati alle auto di operatrici impegnate nel sociale. Parliamo delle collaboratrici dell’associazione Terra viva, un gruppo di lavoro di riconosciuta esperienza professionale, da tempo impegnato nella valorizzazione di progetti nei territori devastati dalla mafia, nel rilancio di beni confiscati ai clan e nell’ascolto delle cosiddette fasce deboli.
Partiamo dalla fine, a raccontare una storia che alimenta amarezza, a pochi giorni dalla grande marcia contro le mafie organizzata da Libera nel centro di Napoli. Siamo a Qualiano, comune dove ha sede l’associazione Terra viva, quando alcune operatrici trovano le ruote squarciate. Hanno da poco terminato il proprio “ascolto”, la propria formazione accanto a donne vittime di violenza, quando sono costrette a prendere atto dell’ennesimo gesto di prepotenza ordito in segreto da qualcuno. Immediata la denuncia dei vertici di Terra viva, a cominciare da Angelo Zanfardino, da Salvatore De Maio, e dalla stessa presidentessa dell’associazione Maria Massaro. Polizia giudiziaria al lavoro, c’è una ricostruzione che si impone all’attenzione dell’opinione pubblica. Cosa è accaduto in questi mesi? Cosa ha scatenato raid, attentati esplosivi, minacce nei confronti di un gruppo di operatori impegnati nel sociale? Basta andare a ritroso di qualche mese, per capire che l’associazione Terra viva si è di recente aggiudicata l’appalto per la gestione di una parte dell’immobile a Marano, confiscato ad Armando Del Core, uno dei killer del giornalista del Mattino Giancarlo Siani, che sta scontando l’ergastolo assieme all’altro esecutore materiale Ciro Cappuccio.
Per anni, la gestione della casa confiscata a Del Core è rimasta lettera morta, alla luce di un dato di fatto: tutti i bandi andavano deserti, nel senso che nessuno si presentava a proporre un progetto di recupero o di riutilizzo di quel bene.
Raggiunto dal Mattino, il professor Zanfardino - grande animatore del premio “Terra viva dalla parte della legalità”, conferma il clima di intimidazione subito in questi mesi, ma anche la determinazione sua e dei colleghi a non arretrare di un passo: «Uno dei nostri operatori è stato avvicinato e ha subìto minacce di morte, poi sono arrivate le altre intimidazioni, come gli atti vandalici alle ruote delle auto delle nostre operatrici. Tutto è iniziato dopo l’aggiudicazione della gara dell’immobile di via Recca, dove abbiamo intenzione di aprire un centro a tutela delle fasce deboli vittime di violenza. Lavoriamo a Scampia, a Pozzuoli, al Vomero, non ci arrendiamo, siamo pronti a fare la nostra parte anche a Marano. Minacce e intimidazioni non possono bloccare un progetto legalmente approvato».
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