Massacrati in metrò dalla babygang: «Chiesto aiuto, nessuno si è mosso»

Massacrati in metrò dalla babygang: «Chiesto aiuto, nessuno si è mosso»
GIUGLIANO. È stato strattonato, minacciato, poi picchiato. In un vortice di follia e violenza, nel giro di pochi interminabili secondi, è stato preso a calci, a...

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GIUGLIANO. È stato strattonato, minacciato, poi picchiato. In un vortice di follia e violenza, nel giro di pochi interminabili secondi, è stato preso a calci, a pugni, ancora a calci. Senza un perché, senza la minima motivazione. Gaetano come Arturo, vittima di un branco di coetanei, è adesso in rianimazione. All’ospedale di Giugliano, dove è arrivato nel tardo pomeriggio, portato d’urgenza dopo che, tornato a casa, aveva tentato di resistere ai dolori, ha subìto un lungo e delicato intervento. I medici gli hanno dovuto asportare la milza.

 
Gaetano ha appena quindici anni, vive a Melito. Ieri pomeriggio, alle 18.30, è uscito dalla metropolitana alla stazione di Chiaiano. Era con due cugini, Simone e Alessio, suoi coetanei e compagni di studi all’istituto Minzoni di Giugliano: dovevano raggiungere Qualiano per trovarsi con alcuni amici. Una volta fuori dalla stazione i tre si stavano recando verso la fermata dell’autobus. All’improvviso, tra la folla, spuntano dei ragazzini. Uno di loro strattona Gaetano. Lo minaccia. Dalle parole è passato immediatamente ai fatti: nemmeno il tempo di capire cosa stia accadendo che Gaetano viene picchiato. Gli altri ragazzi del branco - una quindicina, tutti giovanissimi - aggrediscono Simone e Alessio che però riescono a scappare e a rifugiarsi in un bar della zona. Gaetano è solo. È a terra e non riesce a reagire contro la furia del branco: viene preso a calci e pugni. Pochi e interminabili momenti di terrore. Poi riesce ad alzarsi e a scappare dalla furia della gang. Si rifugia nella stazione della metropolitana e chiede aiuto, ma nessuno si preoccupa di lui.

«Abbiamo chiesto aiuto, ma nessuno ha fatto nulla. Ci hanno detto di chiamare i carabinieri e la polizia e l’abbiamo fatto – racconta Simone, ancora sconvolto, nella sala d’attesa del pronto soccorso del San Giuliano. «Lo hanno picchiato senza motivo e noi non siamo riusciti a fare nulla, erano una quindicina di ragazzi, nel bar ci hanno detto che stanno sempre lì in zona». Gaetano, dopo l’aggressione, è tornato a casa con i cugini. Un loro amico li ha soccorsi e portati a Melito. «Gaetano aveva dei forti dolori all’addome, al volto e a varie parti del corpo – spiega Alessio – allora la madre lo ha portato in ospedale. E qui gli hanno fatto la diagnosi e poi l’hanno operato».
 

Gli stessi sanitari hanno poi allertato le forze dell’ordine. Al nosocomio sono così giunti gli agenti del Commissariato di polizia di Giugliano, diretti dal primo dirigente Pietro Paolo Auriemma, che hanno avviato le indagini. I poliziotti hanno interrogato i due giovani cugini testimoni del dramma e poi, in collaborazione coi colleghi di Chiaiano, hanno visionato le immagini delle telecamere di videosorveglianza della stazione, nel tentativo di identificare gli aggressori. «So solo che a mio nipote hanno asportato la milza e che è in Rianimazione», si sfoga la zia di Gaetano. Stella, la mamma del ragazzino, con il papà restano immobili davanti alla porta della Rianimazione, senza riuscire a parlare. Una famiglia tranquilla, pulita: lei è casalinfa, il marito impiegato. Gaetano è il loro unico figlio. «Erano usciti per andare da alcuni amici e ora mi ritrovo con mio nipote che lotta tra la vita e la morte. È pazzesco, questi ragazzi vanno fermati, sono dei pazzi, dei criminali. Gaetano non ha fatto niente, è un bravo ragazzo, studioso, rispettoso. Quelli la devono pagare» Leggi l'articolo completo su
Il Mattino