Una sentenza, quella del Consiglio di Stato su Bagnoli, che si potrebbe definire quasi «politica», per il valore che ha e per gli effetti che produce. La decisione...
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Il primo passo, in questo senso, è stato compiuto con il vertice di inizio febbraio, quando in Prefettura si sono riunite le delegazioni istituzionali di Comune, Regione e governo per fare il punto della situazione. Un approccio che ha convinto il sindaco perché, come ha spiegato lui stesso, il metodo utilizzato è stato quello che ha portato alla firma del Patto per Napoli quando a Palazzo Chigi c’era ancora Renzi. Si è così messo in moto un percorso costruttivo, culminato nel faccia a faccia tra de Magistris e De Vincenti lunedì in Prefettura. Ormai, al di là delle battaglie di principio e dal valore più squisitamente politico delle eventuali decisioni della Consulta, è infatti chiaro a tutti che per poter cambiare il volto di Bagnoli servirà necessariamente un accordo tra tutte le istituzioni con la piena condivisione delle scelte. Lo confermano i toni, decisamente diversi rispetto ad un anno fa.
Di «un’intesa vicina, che potrebbe avere una portata storica» ha parlato non a caso di recente il sindaco. La posta in gioco è molto alta. Sia a Roma che a Napoli sono consapevoli che la bonifica e il rilancio di Bagnoli potrebbero fare da volano per lo sviluppo di Napoli e, a cascata, della Campania e di un pezzo importante del Sud. Resta solo da superare un ultimo scoglio, che riguarda la partecipazione del Comune alla cabina di regia.
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Il Mattino