La storia è questa: nella città dove mancano gli impianti sportivi - e si spasima perché con le Universiadi si mettano a posto quelli che ci sono - capita che...
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Nella sostanza, il Comune sbaglia il bando perché non lo indirizza e diffonde presso chi effettivamente poteva avere un interesse. E suona come beffa per altre associazioni che oltre al rugby in quel sito volevano aprire anche uno spazio per il football americano. Si diceva di Fucito che non è tenero. Una lettera inviata tra gli altri al sindaco Luigi de Magistris. Da dove si evince che addirittura il bando lo aveva emesso il «servizio ambiente» che non c'entra assolutamente nulla con il patrimonio e lo sport. «Tale procedura - scrive il presidente del Consiglio comunale - conclusasi nel 2016, vedeva un soggetto rugbistico che non ha mai preso possesso del bene che versa in inaccettabile stato di abbandono». Oggi il Kennedì C è un terreno incolto privo di funzioni, a Napoli si fa rugby solo a Bagnoli e alla Partenope. Fucito a questo punto è molto duro: «Si è purtroppo incorso nella situazione di avere scarsamente informato la cittadinanza di tale opportunità di affidamento, di non avere provveduto a presa in carico dei servizi prima del patrimonio e poi sport dell'impianto, di non aver rimosso, ma aggravato, lo stato di degrado ovviamente senza la riscossione di alcun canone, di non avere allargato la sfera delle opportunità e delle collaborazioni da favorire a promozione dell'interesse pubblico pur in presenza di altro affidamento». Pertanto Fucito chiede di azzerare le procedure fare un altro bando dove «prioritariamente» tenere presente quelle «realtà prive di spazi». Appare tanto più distonico il non agire del Comune sui questo fronte se si pensa che Bellenger il direttore del Real bosco di Capodimonte sfidando le pastoie della burocrazia cittadina ha portato il rugby al Bosco dove centinaia di bambini e ragazzi hanno trovato uno spazio dove fare sport. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino