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«In questa settimana il Comune inizierà a distribuire il “bonus utenze” contro il caro energia». Lo aveva anticipato al Mattino nell’edizione del 18 febbraio l’assessore alle Politiche sociali Luca Trapanese e meno di un mese dopo mantiene la promessa. L’allarme lo ha lanciato sabato mattina il sindaco Gaetano Manfredi chiedendo al Governo misure a sostegno «delle famiglie e delle attività produttive, serve un calmiere dei prezzi» la mossa dell’ex rettore. Il tema c’è ed è molto sentito, i napoletani sono spiazzati dalla guerra da un punto di vista umano nel vedere gli ucraini scappare e morire. La loro comunità in città è molto forte e radicata soprattutto nei quartieri più popolari e la convivenza è ottima. E dal punto di vista economico la guerra sulla pelle dei cittadini pesa moltissimo. E lo si avverte quando si va a fare benzina, al supermercato e in tutti i settori della vita quotidiana.
«Concretamente - racconta l’assessore - stiamo mettendo in campo il “bonus utenze”, visti gli aumenti di gas ed elettricità. Finanziamenti arrivati in Comune per l’emergenza Covid. Il bonus utenze, da 600 euro, si rivolge ai cittadini che hanno un reddito massimo di 6mila euro. Ed è una cosa molto concreta, si tratta di 8 milioni. Abbiamo messo una sola condizione: che siano adempienti ai pagamenti della Tari. Se non lo fossero non perdono il bonus. Una parte andrà a coprire il mancato pagamento della Tari». Quanti saranno i beneficiari di questa misura? Circa 35mila famiglie nella sostanza 150mila napoletani. I soldi - giova sottolinearlo per chi ha i requisiti - verranno versati direttamente sui loro conti correnti. Come si fa a ottenerli? Il sistema è quello dei buoni spesa, si utilizzerà la stessa piattaforma. Il bando sarà pubblicato in rete a giorni e ci si dovrà iscrivere dimostrando di avere i requisiti. Così si mette in moto l’iter per arrivare ad avere i 600 euro.
Si dice che il Comune è sempre in bolletta, da dove sono venuti fuori questi soldi? L’eredità è quella della pandemia e nei forzieri di Palazzo San Giacomo ci dovrebbe essere una bella sommetta: cioè 21 milioni.
Lo screening è iniziato, la questione è in mano all’assessore al Bilancio Pier Paolo Baretta. Stiamo parlando della lotta agli sprechi che il Comune sta iniziando a mettere in campo. Fari puntati sulle attività delle aziende partecipate e su tutti gli asset comunali. Su questo sta lavorando l’assessore ex sottosegretario al Mef Baretta. Un monitoraggio continuo anti sprechi. Per ora non ci sarebbero grossi problemi per quello che riguarda i trasporti, soprattutto la metropolitana non dovrebbe avere limitazioni. Per i bus che vanno a gasolio invece se la salita dei prezzi dovesse continuare qualche problema potrebbe prima o poi manifestarsi. Tutto il Municipio napoletano è attenzionato sul fronte degli sprechi. I singoli uffici, le sedi comunali, e tutto quello che ha. Le casse del Comune non sono per nulla floride anche se in via di ripresa. Sullo sfondo resta il problema della cassa, cioè della liquidità che resta a livelli di guardia. E le bollette e i fornitori si pagano con denaro sonante. In questo senso è spasmodica l’attesa per la firma del salva Napoli con il quale in Comune nell’arco di 10 anni entreranno circa 600 milioni. Il provvedimento nella sua completezza vale 1,3 miliardi ma si sviluppa in venti anni.
Il ritardo è dovuto - manco a dirlo - alla guerra. Il salva Napoli varato dal Parlamento - e voluto fortemente dal premier Mario Draghi - necessita della firma del premier e dei sindaci delle città interessate. Era prevista per metà febbraio e siamo a metà marzo. Ebbene con lo scoppio della guerra in Ucraina il premier ha avuto ben altre cose a cui pensare. Non bastasse questo la messa a punto dei documenti delle città - non c’è solo Napoli ma anche Palermo, Torino e Reggio Calabria - è stata faticosa. Nella sostanza nella settimana che va a iniziare dovrebbe venire fuori la data per la firma e a quel punto il salva Napoli sarà una realtà.
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