Napoli, arrestato per errore e scagionato grazie ai tatuaggi

Napoli, arrestato per errore e scagionato grazie ai tatuaggi
Scagionato dai tatuaggi. Una volta dinanzi al gip, ha mostrato le braccia, ha messo in evidenza quelle immagini impresse sulla pelle diversi anni prima. Una prova a favore, sulla...

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Scagionato dai tatuaggi. Una volta dinanzi al gip, ha mostrato le braccia, ha messo in evidenza quelle immagini impresse sulla pelle diversi anni prima. Una prova a favore, sulla quale il gip Iaselli non ha avuto alcun dubbio: si è trattato di un errore di persona, Ferdinando Mansueto deve essere scarcerato. Arrestato per errore, riconosciuto come uno dei responsabili dell'incursione all'interno di un raid del borgo vergini alla Sanità.

 
Due notti in cella, la svolta durante l'interrogatorio di garanzia: difeso dall'avvocato Sergio Perillo, Mansueto ha spiegato di non essere uno dei componenti del gruppo che lo scorso primo giugno aveva seminato il terrore all'interno di un bar di Borgo Vergini. Una versione che comunque faceva i conti con l'immagine dell'uomo con la maglietta nera e con la scritta bianca «cocaina e caviale», immortalato mentre scaraventa a terra un mobile, tira calci e pugni e si accanisce contro il bancone del bar. Tutto chiaro fino a quando l'attenzione non è caduta sulle braccia. È stato l'avvocato Perillo a far notare che il teppista legato ai Savarese aveva le braccia nude e senza un tatuaggio, a differenza di Mansueto che ha invece le braccia zeppe di disegni. Scarcerato con tante scuse, mentre vanno avanti le indagini condotte dalla Dda di Napoli per stringere il cerchio attorno ai componenti del gruppo di teppisti. Sotto i riflettori Salvatore Savarese, presunto boss della Sanità, suo nipote Marco Savarese, in un'indagine che ha dovuto fare i conti con una fitta trama di silenzi omertosi. Anche gli stessi titolari del negozio hanno infatti negato sin dalle prime battute investigative di aver subìto l'incursione dei Savarese.


Eppure dalla ricostruzione investigativa emerge che erano presenti almeno sei affiliati dentro e fuori il bar. Una rappresaglia provocata dal rifiuto del titolare del locale di accettare un'interferenza del boss Salvatore Savarese nella vita privata della propria famiglia. Un rifiuto che ha provocato una vendetta dimostrativa in parte ricostruita grazie alle telecamere in zona. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino