Napoli, nel fortino della camorra i minimarket low cost senza licenza

Napoli, nel fortino della camorra i minimarket low cost senza licenza
Dai barattoli di Nutella agli assorbenti, dai detersivi ai biscotti. E poi ancora: gelati, alimenti, carta igienica, birre, merendine, bibite e scatolame vario. C’era di...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Dai barattoli di Nutella agli assorbenti, dai detersivi ai biscotti. E poi ancora: gelati, alimenti, carta igienica, birre, merendine, bibite e scatolame vario. C’era di tutto - e non potevano mancare pure centinaia di pacchetti di sigarette di contrabbando - all’interno di due anonimi appartamentini al piano terra di via Comunale Cotugno, nel cuore del centro storico di Miano. Ore dieci: nella zona della periferia nord scatta un’operazione congiunta tra i carabinieri della compagnia Vomero e i militari del Nas. 


LEGGI ANCHE Napoli, le mani della camorra sul «pezzotto» delle tv

La colonna di auto con i lampeggianti blu accesi scivola lentamente verso uno dei fortini storici della camorra mianese, zona che custodisce ancora oggi segreti e misteri inconfessabili del clan dei Capitoni, oggi in rotta, e all’interno della quale si è formato già un nuovo gruppo criminale che gli inquirenti non esitano a definire «molto pericoloso», anche per la spietatezza dei nuovi giovanissimi boss al comando.
 
Oltre quelle due porte delle case al piano terra, protette da telecamere a circuito chiuso, c’erano due minimarket superattrezzati. Due negozi attrezzatissimi, nei quali fare la spesa conveniva per le offerte dei prodotti a prezzi quasi di costo. Naturalmente senza alcuna licenza di vendita. È l’altra faccia della camorra, che spesso c’è ma non si vede anche quando riesce a costruirsi intorno un consenso sociale figlio di quel “welfare” che la criminalità organizzata garantisce a migliaia e migliaia di famiglie che - altrimenti - non riuscirebbero nemmeno a mettere il piatto a tavola ogni giorno.

A Miano - come in molte altre zone nelle quali lo Stato ha polverizzato vecchie e radicate cosche, spedendo al 41 bis boss e gregari - molto è cambiato dopo il pentimento dei capi storici: Salvatore, Carlo e Antonio Lo Russo. In questi stessi cortili dove un tempo lo spaccio “h24” garantiva introiti milionari ogni mese, oggi ci si deve arrangiare. «Marescià, rendetevi conto - dice l’anziana che gestisce uno dei due suk illegali - qua cerchiamo di arrangiarci. Qui non si vede un centesimo, dobbiamo pur sopravvivere...». In questa giustificazione c’è la chiave di lettura di tutto: a Miano chi nel bene o nel male, direttamente o indirettamente riusciva a ottenere vantaggi anche minimi dalla “economia” dei Lo Russo, oggi è stato messo in condizione di doversi reinventare l’esistenza, e in qualche caso la sopravvivenza.

LEGGI ANCHE Napoli, ecco il nuovo clan che ha scatenato la guerra della cocaina

Non a caso i nuovi presunti e temutissimi boss - indicati dalle informative di polizia giudiziaria in una “triade” composta da tre giovanissimi - hanno marchiato a caratteri cubitali con vernice rossa la scritta «ZTL Lo Russo». Un’imposizione un ordine netto più che un’esortazione: in questo rione chi stava con i “Capitoni” non ha diritto d’ingresso.


Ma torniamo al blitz. I titolari dei minimarket abusivi gestivano un commercio florido: a quelle due porticine bussavano ogni giorno decine e decine di massaie: fare la spesa lì era conveniente quasi si acquistasse all’ingrosso, o negli outlet. Dietro quei ribassi, questo sospettano i carabinieri, potrebbero esserci vari motivi, anche se ne privilegiano uno su tutti: tutte le mercanzie e i prodotti esposti ordinatamente negli scaffali che riempivano camere da pranzo, tinelli e persino stanze da bagno potrebbero essere di provenienza furtiva. Stesso discorso vale per le centinaia di stecche di “bionde”, rifornite dal mercato fuorilegge del contrabbando di tabacchi lavorati esteri. Il bilancio finale dell’operazione conta 365 pacchetti di sigarette sequestrati, insieme con i 14.100 euro in contanti ritrovati in cassa. Denunciata la titolare di uno dei due “spacci” per violazione delle norme amministrative in materia di vendita di alimenti. Elevati anche verbali per 11mila euro. Ultimo particolare, che fa riflettere: la signora denunciata venne arrestata qualche tempo fa insieme con il marito, dopo il ritrovamento - fatto sempre dai carabinieri - di un vero e proprio arsenale nascosto in un’auto rubata e parcheggiata dinanzi l’abitazione. Nella vettura c’erano cinque pistole, tre kalashnikov, un mitra, una carabina di precisione e migliaia di proiettili.
  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino