Napoli, t-shirt e collane con i simboli delle cosche: così la camorra impone il suo “brand”

Napoli, t-shirt e collane con i simboli delle cosche: così la camorra impone il suo “brand”
La riservatezza non è più una delle regole d’oro della camorra napoletana, anzi. L’appartenenza alle cosche, ormai, non è più un segreto da...

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La riservatezza non è più una delle regole d’oro della camorra napoletana, anzi. L’appartenenza alle cosche, ormai, non è più un segreto da custodire gelosamente ma, piuttosto, uno status da ostentare con orgoglio. L’ennesima conferma di quella che è una vera e propria rivoluzione della malavita è arrivata qualche giorno fa quando, spulciando le pagine social di alcuni familiari della cosca Sequino, si è scoperto che esponenti di spicco del sodalizio della Sanità avevano lanciato una propria linea di moda. Uno dei principali ras dell’organizzazione, ad esempio, nel corso di una videochiamata dal carcere dove è detenuto, indossava una maglietta bianca su cui spiccavano i simboli della cosca, le lettere F ed S ossia Famiglia Sequino. Non solo. Presenti anche i numeri 6 e 17, codice per indicare le posizioni delle lettere F ed S all’interno dell’alfabeto e che, pertanto, ne assumono lo stesso significato. 

Lo stesso capoclan, invece, è stato fotografato mentre indossava un cappellino con gli stessi simboli, unica differenza che, in questo caso, le lettere erano bianche su fondo rosso. Una dimostrazione di appartenenza in piena regola che, per gli investigatori che hanno visionato le immagini, ha diversi significati. Innanzitutto, dimostrare ad amici e nemici che l’organizzazione, nonostante i colpi inferti dall’azione dello Stato è ancora viva e, anzi, non ha nessun timore di mostrarsi alla luce del sole. In secondo luogo, ma non meno importante, che i capi, sebbene detenuti, sono ancora saldamente al comando e in grado di gestire gli affari come se fossero a piede libero. Un fenomeno, quello dei gadgets della camorra, che, però, non sembra si sia fermato ai capi d’abbigliamento. Alle t-shirt della cosca della Sanità, infatti, gli Esposito di Bagnoli, altro sodalizio ben noto alle cronache, hanno risposto con i monili. Il figlio del boss Massimiliano ‘o scognato, ad esempio, era solito indossare, almeno fino al momento del suo arresto, una pesante collana, da cui pendevano due ciondoli che rappresentavano i numeri 6 e 5 utilizzati, anche in questo caso, per indicare le posizioni che le iniziali di Famiglia Esposito occupano all’interno dell’alfabeto. Una moda, quella di sostituire i numeri alle lettere, che si è largamente diffusa soprattutto grazie ai social e, in particolare, a TikTok. Su questa piattaforma, infatti, è possibile trovare pagine e profili riconducibili a soggetti che, direttamente o indirettamente, sono legati ai principali sodalizi camorristici. In genere si tratta di figli o nipoti di boss detenuti o ammazzati desiderosi di emularne le gesta e, pertanto, non esitano a mostrare apertamente la loro appartenenza alla ‘famiglia’. Accanto ai loro nomi, sempre più spesso, compare non a caso il numero 6 o la lettera F spesso seguito dall’iniziale del nucleo familiare d’appartenenza o dalla corrispondente lettera. Un fenomeno talmente diffuso che non ha mancato di creare anche dei paradossi. Basti pensare che sia i Mazzarella sia i Mallardo, storicamente nemici e protagonisti, anni fa, di una cruenta faida, sono costretti a ricorrere agli stessi simboli alfanumerici. Simboli che, di fatto, dal virtuale sono entrati di prepotenza nella vita reale, prima con i tatuaggi poi, negli ultimi tempi, con gadgets e monili. È il marketing della camorra. 

Nomi che prima venivano solamente sussurrati sono ora brand da sfruttare attraverso una massiccia campagna pubblicitaria. Ed i risultati, per quanto allarmanti, non sono tardati ad arrivare. Decine di utenti, soprattutto giovanissimi, inneggiano festanti a questo o quel boss, condividendo i video che ne ripercorrono le carriere criminali o esaltandone le imprese malavitose. Un bacino, potenzialmente enorme, da cui i clan, in un prossimo futuro potrebbero attingere per rinfoltire le loro fila. Un pericolo concreto, secondo gli stessi investigatori, che sempre più spesso si trovano a fronteggiare ras in erba che non hanno nessuna remora a manifestare la loro appartenenza al sistema. Una trasformazione che, per qualcuno, è la diretta conseguenza dell’evoluzione dei tempi. I boss, soprattutto quelli di ultima generazione, hanno più come modello i loro diretti predecessori ma, anzi, si ispirano ai gangster d’oltreoceano di cui internet e serie televisive ne hanno reclamizzato le gesta. Non c’è quindi da sorprendersi se gli affiliati ai clan camorristici, almeno esteriormente, assomigliano sempre di più ai membri di qualche banda che imperversa per Los Angeles o Ciudad Juarez.

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Il Mattino