Spari a Forcella, è guerra dopo il raid contro Giuliano jr: «Vendicate quest'affronto»

Spari a Forcella, è guerra dopo il raid contro Giuliano jr: «Vendicate quest'affronto»
Una vendetta. Meditata, attesa, programmata e cercata da due settimane. Quindici giorni: tanti ne sono trascorsi da quando lungo uno dei crocevia della movida napoletana si...

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Una vendetta. Meditata, attesa, programmata e cercata da due settimane. Quindici giorni: tanti ne sono trascorsi da quando lungo uno dei crocevia della movida napoletana si verificò un oscuro e gravissimo fatto. Era la notte tra il 28 e il 29 di ottobre quando un giovane appena uscito da una discoteca nella zona di Coroglio cadde a terra esanime. Qualcuno lo aveva colpito con una coltellata alla gola: e quel fendente era stato assestato non per ferire, ma per uccidere. Il ragazzo poi soccorso e salvato dai medici dell'ospedale San Paolo di Fuorigrotta si chiama Raffaele Giuliano.


Qualcuno, quella notte, tentò di uccidere Raffaele Giuliano: 21 anni, figlio dell'ex boss di Forcella, Salvatore - noto con il soprannome di 'o montone e diventato nel frattempo collaboratore di giustizia (vive in località protetta) - ed «erede» di un pesantissimo fardello nero di camorra. Chi sferrò quella coltellata lo riconobbe e, dopo averlo provocato, gli disse: «Ci vediamo fuori». Il resto è storia nota. Adesso da Forcella - questo raccontano non solo alcune indiscrezioni investigative, ma soprattutto i boatos quasi sempre attendibili che rimbalzano nei vicoli tra via Duomo e la Maddalena - sarebbe partito un ordine. Vendicare quell'affronto marchiato col sangue del nipote di Luigino Giuliano, uno dei tanti viceré della camorra degli anni '90 a Napoli, è diventato un imperativo categorico per chi vuol tornare a riaffermare il proprio predominio in una sfortunata enclave costretta a convivere con delinquenti di prima, seconda e terza generazione.

Indagini a tutto campo seguono il percorso di quanto accaduto l'altra notte in piazza Calenda, dove due giovani inseguiti da una Volante della Polizia di Stato hanno esploso quattro colpi di pistola riuscendo a far perdere poco dopo le proprie tracce. Chi erano quei malviventi che indossavano passamontagna ed erano armati? Qual era la loro missione? Una stesa? Una rapina? Forse, e niente si può escludere al momento. Ma - sullo sfondo - emerge uno scenario decisamente più allarmante. Perché probabilmente l'ordine partito da uno dei covi dei nuovi giovani boss che continuano a spadroneggiare nel centro storico del capoluogo campano era un altro: bisognava punire il presunto responsabile dell'accoltellamento di Raffaele Giuliano. Individuato, ben prima che arrivassero le risultanze di un'inchiesta giudiziaria, dai camorristi. Seconda ipotesi: i due «pistoleri» erano pronti a fare una «stesa» sotto l'abitazione di un uomo dei Mazzarella, non lontano dal luogo in cui sono stati intercettati dagli uomini del Reparto prevenzione crimine della polizia.
 
E dunque c'era chi voleva vendicare il tentato omicidio di Raffaele Giuliano. «Buttatelo 'nterra»: «Lasciatelo a terra». E cioè: ammazzatelo. Questo l'imperativo. E allora è plausibile che i due malviventi entrati in azione l'altra notte in piazza Calenda - a pochi passi dal centralissimo corso Umberto - dovessero andare a colpire il presunto aggressore di Giuliano junior. Le indagini su cui lavora la Dda di Napoli avrebbero accertato che l'autore del duello rusticano avvenuto all'esterno della discoteca di Bagnoli in cui rimase gravemente ferito Raffaele Giuliano veniva dalla zona del Mercato. Ma la malavita scava e lavora sottotraccia. E allora è possibile che qualcuno abbia spifferato ai nuovi camorristi di Forcella tutto, fornendo nome e cognome dell'aggressore col coltello in tasca.

Da sempre «fortino» di camorra, quella delle Case Nuove - un rione popolare incastonato a metà strada tra piazza Garibaldi e piazza Mercato - resta una delle aree cittadine a più alta densità criminale. Spaccio di droga, rapine, rifugio di scippatori di Rolex e di bande specializzate nei cosiddetti «cavalli di ritorno», le Case Nuove potrebbero essere diventate uno dei tanti «incubatori» della camorra 2.0: quella che - affidando le armi in pugno a giovani e ragazzini anche minorenni - foraggia e alimenta l'ascesa di nuovi clan. Dimenticate il vecchio scacchiere sul quale si giocava una partita di sangue tra i clan Mazzarella, Buonerba e Contini. Oggi nel pentolone che ribolle di nuova rabbia criminale a Napoli tutto è cambiato e destinato a mutare nel giro di un battito di ciglia. E allora ecco l'ipotesi che toglie il sonno agli investigatori. Nella notte tra venerdì e sabato qualcuno - lo specchiettista di turno, il «Giuda» che si vende informazioni e dà il via libera al raid - informa quelli di Forcella che il presunto aggressore di Raffaele Giuliano, probabilmente in compagnia dei suoi complici, si trova all'interno di una sala giochi delle Case Nuove. E così, in men che non si dica, si organizza il raid che parte da Forcella. Ma i due emissari di morte che di lì a poco spareranno colpi in aria alla vista della Volante della Questura che li intercetta commettono l'errore fatale di partire con sul volto i mephisto. Probabilmente avevano il compito di sparare al presunto accoltellatore di Giuliano jr.


Un fatto è certo, al di là di queste che restano solo ipotesi investigative e ricostruzioni che attendono conferme: nel centro storico di Napoli torna lo spettro di nuove faide di camorra. Lo dimostra la serie di agguati che nelle ultimissime settimane hanno fatto crescere l'allarme, inducendo polizia e carabinieri a intensificare indagini e controlli - guarda caso - proprio tra la zona della Sanità, di Forcella, della Maddalena e delle Case Nuove. Proprio qui - alle Case Nuove - si sono registrati due inquietanti fatti. Un pregiudicato ferito. E poi una «stesa» armata che come obiettivo ha avuto nientemeno che l'abitazione di un pezzo da novanta come Ciro Rinaldi. Il timore che si sia aperta una nuova escalation di terrore, anche se la matrice della missione dei due uomini armati sfuggiti ai poliziotti non fosse quello di una vendetta per l'accoltellamento di Raffaele Giuliano, resta altissimo.
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Il Mattino