Il genero del boss Bosti: «I clan hanno amici nelle Questure che li informano dei blitz»

Il genero del boss Bosti: «I clan hanno amici nelle Questure che li informano dei blitz»
«Quanto a rapporti tra il clan e le forze dell'ordine so che hanno vari amici nelle questure di zona... non so chi siano gli agenti che forniscono notizie, ma so che...

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«Quanto a rapporti tra il clan e le forze dell'ordine so che hanno vari amici nelle questure di zona... non so chi siano gli agenti che forniscono notizie, ma so che è proprio .... ad apprendere notizie su blitz e a riferirle al clan». A parlare, il 3 febbraio scorso, con gli inquirenti della DDA di Napoli, è Luca Esposito, genero del boss dell'Alleanza di Secondigliano Patrizio Bosti.

L'uomo parla anche di una abitazione che ha acquistato «in nero» in Costa Azzurra: «...l'ho pagata 770 mila euro, cioé con sette orologi e 550mila o 520mila euro in contanti...». L'abitazione, per evitare le tasse, è stata intestata alla figlia di un amico che di mestiere fa il 'magliarò, lo stesso lavoro del padre di Esposito. Nello stesso interrogatorio, Esposito (che ribadisce spesso di non essere intraneo al clan di cui fa parte il suocero e di essere detestato in quell'ambiente, ndr) riferisce anche a proposito delle riunioni - delicatissime e importanti - che il suocero tenne nei suoi cinque giorni di libertà, summit cui era stato ammesso.

Il genero di Bosti racconta anche le lamentele del boss circa lo stile di vita dei figli, in particolare di Ettore, il quale, in un'occasione, fece particolarmente adirare il padre per avere fatto sparire 6-7 milioni di euro. Esposito dice anche di essere stato più volte sottoposto al «pizzo» e di avere subìto delle ritorsioni, nel 2013, per essersi rifiutato di pagare. Tra il 2013 e il 2022 «...non ho più subito nessun tipo di richiesta dal clan poiché la gestione del mio lavoro era on line e quindi non visibile agli altri... nessuno del clan sapeva dei miei affari... della mia ricchezza che accumulavo con gli orologi... non sapevano che giravo con macchine di lusso perché non le usavo in città...». 

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Il Mattino