Polveriera Ponticelli, il diktat del boss: ​«Così anniento due clan»

Polveriera Ponticelli, il diktat del boss: «Così anniento due clan»
Ormai è chiaro: a Ponticelli, dove è ripresa la strategia dinamitarda di una camorra sempre più spietata, le faide si sono sdoppiate. Anzi, a ben guardare,...

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Ormai è chiaro: a Ponticelli, dove è ripresa la strategia dinamitarda di una camorra sempre più spietata, le faide si sono sdoppiate. Anzi, a ben guardare, ora le “guerre” in atto sono tre. Ad alimentare questo assurdo risiko fuorilegge ci sono infatti ormai tre gruppi, tre famiglie, che si combattono per il controllo delle piazze dello spaccio e per assicurarsi il predominio del racket. E ad esasperare gli appetiti criminali ci hanno pensato anche due scarcerazioni “eccellenti”. 

La mappa della geografia camorrista del quartiere alla periferia orientale che non trova più pace disegna infatti tre sodalizi attivi e resistenti, nonostante le numerose operazioni di bonifica giudiziaria messe a segno negli ultimi tempi: i De Luca Bossa, i De Micco “Bodo” e i De Martino. Proprio quest’ultimo gruppo - un tempo alleato dei “Bodo” - oggi avrebbe lanciato la sua offensiva, facendosi forte anche del ritorno in libertà dello storico ras, Francesco De Martino. Così, dopo un breve periodo di apparente pax camorristica, oggi Ponticelli torna ad essere una polveriera. E i risultati sono quelli che, con sequenza allarmante, si sono registrati negli ultimi giorni: con gli omicidi di Carlo Esposito, uomo dei De Martino, e del povero Antimo Imperatore, il manovale trucidato solo perché finito sulla traiettoria dei proiettili esplosi dai killer nell’abitazione di via Eugenio Montale. «Questo è il momento nostro, adesso ci prendiamo tutta Ponticelli e spazziamo via gli altri due clan»: ecco l’ordine che avrebbe impartito dalla sua roccaforte “XX”, come tutti indicano il boss De Martino, per via del tatuaggio fattosi disegnare dietro la nuca.

Un clima da tutti contro tutti. Vivere, oggi, a Ponticelli è quanto mai difficile perché si sa che il pericolo di trovarsi nel mezzo di un agguato, di una stesa, dell’esplosione di un ordigno capace di polverizzare con le sue schegge tutto quello che incontra è una condizione drammatica e realistica. Ma torniamo a Francesco De Martino. Il cinquantatreenne venne arrestato dai carabinieri nel gennaio scorso mentre stava scontando la detenzione domiciliare nella sua abitazione. Meno di sette mesi dopo, avendo scontato il residuo di pena per una condanna a quattro anni e quattro mesi per associazione di tipo mafioso e violenza privata, è tornato ad essere un uomo libero. E, stando alle più recenti informative di polizia giudiziaria, avrebbe pianificato la nuova strategia che tenderebbe ad annientare tutti gli altri rivali, compresi i vecchi alleati.

Libero da pochi giorni è anche Cristian Marfella, considerato dagli inquirenti il rampollo della famiglia De Luca Bossa. Anche lui è considerato un elemento di rischio in questo clima di fortissima conflittualità delinquenziale. Anni fa si fece tatuare sulla gola la scritta “Tonino ‘o Sicc”, in onore del fratellastro Antonio De Luca Bossa. Il gruppo che è stato costretto a subire per anni ridimensionamenti e mortificazioni dai rivali dei De Micco e De Martino si starebbe riorganizzando, dunque, alla ricerca di un ritorno in grande stile sull’area orientale. Ecco perché, in questo clima di generale confusione, di alleanze sfarinate e nuove mire egemoniche, delineare il quadro complessivo della situazione diventa difficile per gli stessi investigatori, come per gli inquirenti. Ieri è spuntato anche un video, girato da un automobilista che transitava lungo via Virginia Woolf e che documenta il rogo seguito alla deflagrazione, dell’attentato dinamitardo che ha distrutto quattro autovetture, facendo tremare le fondamenta di un palazzo. 

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Il Mattino