In sette anni quattro presidenti dimissionari (Gambardella, Marinella, Caiazzo e Semeraro) con una media di un anno e mezzo di permanenza ognuno. Le acque agitate in casa...
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«Né Semeraro, né Porzio» È il mantra di un gruppo di soci tra i quali l’ex vicepresidente sportivo Vincenzo Triunfo, oltre a Francesco Rizzo, Gigi Massimo Esposito, Mimmo Ernano, firmatari di una nota in cui sottolineano lo stallo tra due figure che non ritengono all’altezza. In un Posillipo la cui storia è paragonata a una fiction («Neanche un pool di storytellers di prestigio candidati all’Oscar avrebbe potuto partorire una storia più intrigante») ci si trova «con un presidente dimissionario che non dà spiegazioni all’assemblea e fugge, un vicepresidente sportivo e 3 consiglieri che chiedono chiarezza e spiegazioni rispetto alle dimissioni presentate e le narrazioni fantasiose di presunti accordi con banche, comune di Napoli e il socio che ci ha prestato 330mila euro, da fornire ad una casa sociale che vuole risposte». Si parla anche di «depistaggi e insabbiamenti di email non inviate ai soci, senza che le istituzioni posillipine muovessero un dito. Un presidente che accusa lo sport e i dirigenti di sforare il budget, quando lui è l’unico a poter firmare contratti e avallare l’autorizzazione alle spese. Un presidente che vorrebbe ritirare le dimissioni e viene prontamente stoppato dal gruppo composto dal vicepresidente e i tre consiglieri perché il tutto avverrebbe violando lo statuto». Insomma una bagarre.
«La candidatura di Porzio - dice Triunfo - non può che fare del male. Lui rappresenta e ha rappresentato la storia del circolo. È una delle targhe dell’Olympic Wall ma sono troppi anni che è lontano dal circolo. Non può pensare di gestire una situazione critica come questa con l’acquisto della sede, le esposizioni economiche, le problematiche di gestione». «Serve prima una assemblea chiarificatrice. Un uomo di successo come Marinella ha anche lui avuto problemi».
Domani alle 19 Franco Porzio avrà un incontro con i soci “per poter parlare del programma. «Un modo per potersi tenere in contatto con loro visto il tempo esiguo con il quale ho presentato la mia candidatura. Per poter spiegare meglio la mia posizione e dare tutte le risposte che i soci meritano». E sul conflitto di interessi ribadisce: «Nel momento in cui ho presentato la candidatura alla presidenza del Posillipo mi sono dimesso dagli incarichi che avevo in quella società, proprio perché questa è un’operazione nella massima trasparenza». Triunfo allontana anche l’idea commissariamento perché, spiega, deve essere deciso dall’assemblea alla presenza dei 2/3 dei soci (600): Nella storia rossoverde non sono mai state superate più di 350 presenze. Non ci si sbottona in casa Posillipo. Come se un velo racchiudesse dichiarazioni e intendimenti. E Filippo Parisio ben riassume: «Tutti i soci sono più che adulti e vaccinati, leggeranno il miglior programma e voteranno». Come dire che le idee ci sono, le strategie pure e con essa la certezza che l’assemblea del 23 giugno sarà una delle più battagliate degli ultimi tempi. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino