Capri, l'isola delle frane. Ma nessuno interviene

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Capri. Da via Caterola, a ridosso del porto turistico da 300 posti barca, si può ancora vedere cosa è successo il giorno prima. Montagnelle di detriti e massi sul costone di colore bianco e scuro danno sul mare. Sono caduti come una valanga improvvisa, ripresi dai telefonini dei turisti. Quella zona è vietata ai bagnanti e alle barche, vi si può arrivare solo via mare. È a rischio dal 1979. E tutti, qui a Capri, ricordano la morte di «'o ferone», l'anziano pescatore travolto da una specie di tsunami sulla sua barchetta di legno, dopo una spaventosa frana di rocce. Era a 100 metri dal costone, si può immaginare cosa cadde in acqua per agitare il mare assassino.



«Da allora, l'ordinanza numero 41 delle autorità marittime vieta l'accesso via mare al costone - spiega il tenente di vascello Daniele Praticò, comandante della Capitaneria di Capri - per 500 metri di costa, dall'inizio del molo del porto turistico e per 100 metri verso levante, la zona è off limits. Il giorno dopo la frana abbiamo fatto un sopralluogo con una nostra motovedetta. Il divieto è segnalato da cartelli, ne chiederemo al Comune altri da installare. Èquesto il nostro compito. Intervenire spetta ad altri».


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