Ospedale Cardarelli di Napoli, primo trapianto di fegato grazie alla «machine perfusion»

Ospedale Cardarelli di Napoli, primo trapianto di fegato grazie alla «machine perfusion»
Si chiama «machine perfusion» ed è una tecnologia oggi disponibile al Cardarelli di Napoli, fondamentale per migliorare e prolungare la vita degli organi a...

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Si chiama «machine perfusion» ed è una tecnologia oggi disponibile al Cardarelli di Napoli, fondamentale per migliorare e prolungare la vita degli organi a scopo di trapianto terapeutico. É propio grazie a questa nuova tecnologia che nei giorni scorsi i chirurghi del Centro trapianti di fegato del Cardarelli (che è parte del Dipartimento Trapianti) hanno potuto salvare la vita di Salvatore (nome di fantasia) offrendogli una chance di guarigione altrimenti impossibile.

L'uomo, 66 anni, era affetto, fa sapere l'ospedale in una nota, da una cirrosi epatica terminale, resa ancor più complessa da un epatocarcinoma. «A ventiquattro ore dal trapianto - spiega il capo equipe Gianni Vennarecci - possiamo dire che tutto è andato per il meglio, il paziente è sveglio, in buone condizioni generali e con una buona funzione dell'organo trapiantato. Questa nuova tecnologia ha il vantaggio di ridurre i danni indotti da ischemia-riperfusione rispetto alle tecniche di perfusione classica, inoltre permette anche una valutazione funzionale dell'organo prima del trapianto, limitando i rischi di una non-funzione o ritardata ripresa funzionale degli organi».

La machine perfusion è solo l'ultima delle moderne tecnologie volute dalla direzione strategica dell'Azienda Ospedaliera per offrire ai pazienti le migliori opportunità di cura. Senza questa tecnologia difficilmente Salvatore avrebbe avuto la possibilità di essere sottoposto ad un trapianto salvavita in tempi così brevi. «L'utilizzo delle macchine che tengono in vita gli organi attraverso una perfusione ossigenata ipotermica - dice il direttore del Dipartimento Trapianti Ciro Esposito - consente di migliorare la qualità degli organi prima del trapianto. Questa tecnica riduce i limiti della tecnica attuale di preservazione dell'organo, contribuendo ad aumentare il numero e la qualità degli organi»

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Il Mattino