Napoli, all'ospedale Cardarelli otto trapianti di fegato realizzati in 20 giorni

Napoli, all'ospedale Cardarelli otto trapianti di fegato realizzati in 20 giorni
Otto trapianti di fegato realizzati in poco più di 20 giorni, dal 14 agosto al 4 settembre all'Ospedale Cardarelli di Napoli. È l'attività portata...

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Otto trapianti di fegato realizzati in poco più di 20 giorni, dal 14 agosto al 4 settembre all'Ospedale Cardarelli di Napoli. È l'attività portata avanti dai chirurghi e delle équipes dell'Azienda Ospedaliera Antonio Cardarelli di Napoli del Dipartimento Trapianti e dell'Unità Operativa Complessa Terapia Intensiva Fegato diretta dal dottor Ciro Esposito che ha affrontato diverse storie accomunate da gesti di grandissimo altruismo. È il caso, ad esempio, della famiglia del piccolo Gabriel (nome di fantasia), che ha scelto di donare gli organi del bimbo deceduto a causa delle complicanze della sindrome di Pfeiffer. Il fegato del piccolo Gabriel ha restituito alla vita una giovane donna che a causa della malattia era finita in coma e che invece, proprio in questi giorni, è stata dimessa. I chirurghi hanno potuto espiantare e destinare ad altri pazienti anche il cuore, i polmoni, il pancreas, i reni e le cornee.

Enorme, si legge in una nota, il lavoro delle équipes chirurgiche del Cardarelli e la grande organizzazione messa in piedi dalla direzione strategica con un'attività di trapianti in fortissima crescita nonostante il Covid anche con il supporto del Centro Regionale Trapianti diretto dal dottor Antonio Corcione. «In poco più di 20 giorni - spiega Ciro Esposito - i nostri chirurghi hanno realizzato 11 prelievi multiorgano facendo il giro d'Italia e arrivando sino in Svizzera: da Palermo a Cesena, ma anche Parma, Roma, Aosta e Berna. Organi che sono poi stati trapiantati in pazienti senza altre alternative e che hanno trovato nella nostra Azienda Ospedaliera risposte di salute di alta qualità». In prima linea anche il capo équipe Giovanni Vennarecci (direttore del Reparto Chirurgia Epatobiliare e Trapianto di Fegato), il direttore dell'Unità Operativa Complessa di Epatologia Giovanni Di Costanzo e l'epatologo Alfonso Galeota Lanza.

«Le storie da raccontare - dice il direttore sanitario Giuseppe Russo - sarebbero tante e c'è da essere grati al personale e alle famiglie che scelgono di donare gli organi, senza i quali tutto questo non sarebbe possibile». Tra coloro che hanno potuto riprendersi la propria vita quando tutto sembrava perso c'è, ad esempio, Maria (nome di fantasia), giunta in pronto soccorso sul finire dell'estate con epatite fulminante, culminata poi in un'encefalopatia, la donna è stata sottoposta in brevissimo tempo al trapianto di fegato, si è risvegliata dal coma ed è ora in buone condizioni. «Il Cardarelli - sottolinea il direttore generale Giuseppe Longo - è riuscito ad offrire un contributo importante per il trattamento dei pazienti Covid, senza mai ridurre l'attività nell'ambito dell'emergenza-urgenza e dell'alta specialità medica e chirurgica che restano punti di eccellenza di questa Azienda Ospedaliera. Le attività chirurgiche, e non solo quelle, ci confortano negli sforzi fatti e consentono di fissare nuovi obiettivi sempre più ambiziosi, in linea con la programmazione regionale che punta ad una sanità d'eccellenza». Non è un caso che i maggiori esperti del campo saranno a Napoli (dal 3 al 5 ottobre) in occasione del congresso nazionale della Società Italiana dei Trapianti d'Organo, congresso presieduto da Paride De Rosa, Michele Santangelo, Ciro Maiello, Claudio Napoli e Giovanni Vennarecci. 

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Il Mattino