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Nella lunga fila di bare in attesa della sepoltura ce n’è anche una bianca, quella di un bimbo che i genitori stanno piangendo con un dolore inspiegabile. Anche il piccolo è costretto ad aspettare il suo turno: a Poggioreale i seppellitori sono in sciopero e le casse si accumulano in deposito, in attesa di una soluzione alla vertenza. Gli addetti si accalcano intorno all’obitorio, parlano a voce alta, chiedono attenzione e ascolto, spiegano di non voler essere additati come “mostri” che si rifiutano di seppellire i morti. Pretendono che la loro vicenda sia raccontata come merita, come la storia di persone che non ricevono lo stipendio e cercano di ribellarsi nell’unica maniera possibile, con lo sciopero.
Gli addetti sono irrequieti, vanno e vengono dai piccoli uffici di fianco al deposito, si chiamano a vicenda, parlottano, cercano soluzioni ma, soprattutto, rifiutano di essere fotografati o nominati. A nulla vale sottolineare che il gruppo non è foltissimo e attribuire le parole a un anonimo dipendente consentirebbe comunque di capire la fonte: «No, niente nome, però i fatti dovete raccontarli per come sono in realtà». I fatti li spiegano direttamente i seppellitori e bastano pochissime parole: «Da due mesi non riceviamo lo stipendio, cosa mettiamo a tavola ai nostri figli?». Poi c’è la porzione successiva del racconto che svolta verso il sindacalese e non rende giustizia alla protesta: «Sappiamo che la nostra azienda non ha più difficoltà, che il Comune ha versato una parte di quel che doveva versare. Perché quei soldi non li utilizzano per le nostre spettanze?». I seppellimenti vengono affidati a un’azienda esterna all’amministrazione, i dipendenti in protesta sono assunti da quell’azienda, il Comune non è direttamente coinvolto nella questione anche se una mediazione è in corso per cercare di limitare le difficoltà ai parenti delle persone defunte.
Ai seppellitori basterebbe un segnale di interesse, il versamento di almeno uno dei due stipendi che sostengono di non aver mai ricevuto, per sbloccare la situazione e riprendere il consueto lavoro. Nel frattempo le bare si accumulano nel deposito; ieri erano una ventina e se la situazione non si sbloccherà, nella giornata di oggi potrebbero aggiungersene altre cinque o sei, con tutto il carico di dolore che le segue.
La questione dei cimiteri si arricchisce, dunque, di una nuova difficoltà, come se non bastasse il caos generato dal crollo dell’arciconfraternita causato dai lavori della metropolitana che da due mesi tiene chiuso, sotto sequestro, il cimitero monumentale. Anche per quella struttura le difficoltà si accumulano. Dopo un primo periodo in cui le persone che avevano una cappella nell’area sequestrata pensavano di poter attendere per la sepoltura dei loro cari, adesso tutti si sono rivolti altrove, cercando sistemazioni “temporanee” alle bare o alle ceneri, in attesa di poter ritrovare l’accesso alle cappelle del cimitero oggi vietato. Le indagini della magistratura sono ancora in corso ma quel che conta maggiormente in questo frangente è la verifica puntuale di ogni possibile situazione di pericolo all’interno del cimitero monumentale. Prima di riaprirlo alle visite, gli inquirenti hanno il dovere di accertarsi che non esiste nessun’altra possibilità che si verifichino nuovi crolli. I tempi si annunciano ancora lunghi.
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