Siamo più vecchi, ammassati l’uno sull’altro con una densità abitativa pari a 8220 persone per chilometro quadrato che è sinonimo di inferno...
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La fotografia di Napoli che viene fuori dai freddi dati dell’ufficio statistico del Comune fermi a gennaio 2015 è quella di una città che non è immobile, ma si affaccia al nuovo millennio con affanni che si riconoscono nel vivere quotidiano. Il dato del livello di istruzione dei napoletani - per esempio - fa riflettere: i possessori di laurea sono solo il 12,47%, mentre i diplomati si attestano al 26,93%. Quella che una volta era la «terza media» - oggi licenza media inferiore - è il titolo più diffuso perché è in possesso del 30,9% dei napoletani. La licenza elementare il 20,24 e gli alfabeti senza titolo sono il 7,96%. Che cosa raccontano questi dati? Che nella città dove sta per sbarcare la Apple meno del 13% dei napoletani è in possesso della laurea. Dato che 5 anni anni fa era addirittura inferiore di un punto percentuale. Chissà forse il massimo livello di istruzione non serve per mordere la Mela?
Fin qui il problema della scolarizzazione, ma chi sono i nuovi italiani? E quanti sono i napoletani? Siamo ancora abbondantemente sotto il milione, per la precisione i residenti sono 978.399, in leggera crescita rispetto a un paio di anni fa. Tra questi c’è una popolazione straniera residente a Napoli che ammonta a 48.565 così distribuita: Sri Lanka 25,4%; ucraini 16,9%; cinesi 10,2%. Ma non finisce qui: c’è anche una consistente fetta di romeni (4,5%), filippini (3,9)%, pachistani (2,8%), provenienti dal Bangladesh (2,7%) e polacchi (2,7%). Insomma, Napoli è una città multietnica e questo lo si sapeva ma che in 50mila avessero scelto di risiedere in città è una novità. Così come è una sorpresa che siano quello dello Sri Lanka a rappresentare oltre la metà della popolazione straniera. E dove si trovano, soprattutto nelle aree più popolari di Napoli, si notano subito perché hanno messo su un fiorente mercato di generi alimentari che sta cominciando a fare breccia anche nelle cucine più tradizionali.
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Il Mattino