Napoli, clan si appropria di casa popolare e la rivende per 17mila euro

Meno di ventimila euro per entrare in possesso di un appartamento a Pianura. Apparentemente un affare ma, quando la casa in questione è di edilizia popolare, di quelle che...

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Meno di ventimila euro per entrare in possesso di un appartamento a Pianura. Apparentemente un affare ma, quando la casa in questione è di edilizia popolare, di quelle che vengono assegnate e non comprate, e l’intermediario è l’emissario del clan camorristico locale, è solo un salto nel vuoto, nel baratro delle estorsioni. La storia che arriva da Pianura, scoperta dai carabinieri della Compagnia Bagnoli dopo le indagini coordinate dalla Dda di Napoli, è l’ennesimo esempio di come i gruppi malavitosi non solo riescano a mettere le mani sulle case popolari, ma anche della facilità con ne gestiscono le assegnazioni. Ovviamente dietro compenso.

 
In questo caso la somma pattuita con un cittadino napoletano, che voleva spostarsi nel quartiere della periferia occidentale, era di 17mila euro. Un accordo già di per sé illecito ma, come hanno dimostrato parecchie inchieste, tutt’altro che insolito. L’appartamento in questione era stato lasciato dalla precedente inquilina, che aveva restituito le chiavi al Comune. Della circostanza erano venuti a sapere alcuni personaggi, secondo le indagini legati al gruppo Marfella-Pesce, che nel novembre 2016 si erano appropriati della casa. Il resto l’aveva fatto il passaparola: il potenziale acquirente si era fatto avanti e, versata la somma, si era trasferito in quell’appartamento nel gennaio 2017.
 

Subito dopo l’ingresso nella nuova casa, però, erano cominciati i guai: il clan aveva deciso che c’erano da versare altri 8mila euro. Per “convincere” le vittime erano partite le minacce: pedinamenti, accerchiamenti coi motorini in strada, il citofono che suonava a tutte le ore del giorno e della notte. Fin quando l’uomo, consapevole che quell’incubo sarebbe finito soltanto in un modo, non ha deciso di rivolgersi ai carabinieri. In manette sono finiti i pregiudicati Vincenzo Birra, 53 anni, e Francesco Ceci, 30 anni, che aveva incassato i 17mila euro per la cessione della casa, e Domenico di Pietro, 30 anni, incensurato.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino