Clochard ucciso a Napoli: «La vittima era in ginocchio, il killer ha sparato a freddo»

Clochard ucciso a Napoli: «La vittima era in ginocchio, il killer ha sparato a freddo»
Un’esecuzione a freddo. Il killer ha fatto ingresso all’interno del basso, ben sapendo che la porta era sempre aperta, perché priva di lucchetto: si è...

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Un’esecuzione a freddo. Il killer ha fatto ingresso all’interno del basso, ben sapendo che la porta era sempre aperta, perché priva di lucchetto: si è avvicinato all’uomo che era sdraiato su un materasso sul pavimento e ha fatto fuoco. Non si sa se ha profferito parola, non è chiaro se la vittima ha avuto il tempo di dire qualcosa, di pronunciare una imprecazione o di vibrare una richiesta di aiuto. Di sicuro il killer ha fatto fuoco all’altezza dello zigomo, usando una calibro nove a distanza ravvicinata. Il proiettile ha trapassato da parte a parte il volto della vittima, rimanendo incastonato all’altezza dell’orecchio nella zona opposta al foro di entrata.

Sono questi gli esiti tecnici del lavoro della scientifica, a proposito del delitto di Davide Fogler, il 56enne ucciso alla fine dello scorso mese di luglio in un basso di Bagnoli, in circostanze ancora misteriose. Un’autopsia che consente di ricostruire gli ultimi istanti di vita del 56enne ucciso. Era sdraiato, forse si è alzato in ginocchio, prima di essere freddato dal killer. O forse è stato svegliato nel sonno da parte dell’assassino, che potrebbe aver imposto una sorta di umiliazione finale: imponendo all’uomo che si mettesse in ginocchio, prima di dare seguito all’esecuzione a freddo. Colpito alla tempia, a poche decine di centimetri, tanto da lasciare all’altezza della guancia una sorta di ampio tatuaggio, che non lascia spazio a dubbi sulla prossimità tra vittima e assassino. Un delitto irrisolto, una sorta di rompicapo, a partire dalla storia del movente. Un movente che non c’è, che non si trova, in uno scenario che resta aperto a tante possibili ricostruzioni, tra suggestioni e retroscena soltanto abbozzati. Quanto basta a spingere gli inquirenti ad ingranare la marcia e a dare la stura a una serie di passaggi istruttori. 

Nei prossimi giorni, verranno ascoltate come persone informate dei fatti alcuni potenziali testimoni del delitto di Bagnoli. Passaggi necessari per mettere a fuoco particolari, che potrebbero diventare strategici nella ricostruzione del mosaico. Inchiesta condotta dai pm Valentino Battiloro e Cristina Curatoli, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Sergio Amato, i tasselli sono pochi e difficili da intrecciare. Stando alla ricostruzione finora operata dagli uomini della Mobile (guidata dal primo dirigente Alfredo Fabbrocini), non ci sarebbe un movente economico: all’interno del basso, in bella mostra sul tavolo, è stato trovato un bicchiere di plastica che conteneva una trentina di euro. Pochi spiccioli, d’accordo, che non sono stati toccati, sono rimasti sul tavolo, a dimostrazione di un fatto: l’omicidio non è maturato tra disperati, in una sorta di lotta per la sopravvivenza. Strano caso, quello di Davide Fogler.

Viveva di stenti, all’interno di un basso di via Ilioneo, in rapporti non sempre armonici con il vicinato. Di tanto in tanto dava in escandescenze, urlava, discuteva. Nulla che potesse però scatenare un omicidio a freddo. C’era chi aveva imparato a convivere con le sue bizze, tanto da offrirgli caffè e viveri ogni giorno, come avviene in alcuni spaccati metropolitani, dove diversi nuclei familiari condividono gli stessi spazi e le stesse piccole vicissitudini quotidiane. 

Ma torniamo agli esiti della scientifica. Stando alla lettura degli atti, non c’è stata alcuna discussione prima del delitto. Il colpo è stato esploso a freddo. Due le ipotesi battute in queste ore: una esecuzione contro un uomo che dormiva, che avrebbe fatto appena in tempo a destarsi, per provare ad abbozzare una reazione; oppure Davide sarebbe stato costretto a stare in ginocchio, quasi per chiedere scusa, prima di essere finito con un colpo a distanza ravvicinata. Ipotesi, che spingono per il momento ad escludere la pista della malavita organizzata. Quello di Bagnoli non dovrebbe trattarsi di un omicidio di camorra. Qui i clan non c’entrano, ma c’entra qualcuno della zona. Che è stato visto entrare nel terraneo, uscire dopo il delitto e scappare in sella a uno scooter. Quanto basta per andare a fondo, con una serie di audizioni in Procura, a partire da questa mattina. 

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Il Mattino