La confessione choc: «Io, minore, così ho ucciso per sbaglio»

La confessione choc: «Io, minore, così ho ucciso per sbaglio»
Ancora un minore, ancora un ragazzino protagonista di un orrendo fatto di cronaca. Ancora un adolescente che piange davanti al giudice, che ripensa con nostalgia alla scuola,...

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Ancora un minore, ancora un ragazzino protagonista di un orrendo fatto di cronaca. Ancora un adolescente che piange davanti al giudice, che ripensa con nostalgia alla scuola, abbandonata solo pochi mesi fa e che si ritrova oggi in un carcere. Nisida, lo scoglio, la destinazione di F.E., oggi accusato di omicidio, quello del 38enne Angelo Ranieri, consumato meno di una settimana fa al rione Traiano.


Non c’entra la camorra, non c’entrano i regolamenti di conti tra clan vecchi e nuovi che infestano il rione Traiano, qui c’entra invece l’ultimo episodio di una emergenza che ha un carattere sociale prima ancora che criminale: quella dei minori, degli under 18 che maneggiano armi e che sono alle prese con delitti da brividi. Pochi giorni fa F.E. si è consegnato alla polizia, ha confessato: «Sono stato io - ha spiegato al pm Fratello - ma non volevo ammazzarlo. Era un amico, non gli avrei mai voluto fare del male». Stessa versione ripetuta due giorni fa dinanzi al gip Ferrara, magistrato del Tribunale dei minori di Napoli. Assistito dal penalista napoletano Gaetano Inserra, il ragazzino ha pianto. E ha spiegato: «Non sono un delinquente, non sono un camorrista. Faceva caldo quella sera, eravamo in strada, non sapevamo che fare. È sbucata la pistola».
 
Già la pistola, di chi era la pistola? Stando alla versione resa dal minore agli arresti, l’arma sarebbe spuntata dalle aiuole dei giardinetti nella zona di rione Traiano. Versione poco credibile, su cui sono comunque al lavoro gli uomini della Mobile del primo dirigente Luigi Rinella, che stanno passando al setaccio per conto della Procura guidata da Maria De Luzenberger tutti i tasselli di questa storia. Inchiesta per omicidio, dunque. Angelo Ranieri, piccolo pregiudicato della zona, è stato ucciso in circostanze ancora poco chiare. 


Sulle prime si era parlato di sgarro al boss della zona, di punizione, di regolamento di conti. Nulla di tutto ciò, almeno secondo la ricostruzione fornita dal reo confesso. Piange l’adolescente. A stento immagina di essere l’ultimo volto di una galleria umana drammatica, che ha scandito la cronaca cittadina negli ultimi sei mesi, quasi a conferma dell’esistenza di una sorta di emergenza. Arturo, lo studente ferito in via Foria lo scorso 18 dicembre da quattro minori; poi Gaetano, lo studente a cui un branco di dieci minori ha spappolato la milza senza un motivo; poi il delitto del vigilante Francesco della Corte, un vigilante, ucciso per noia ancora da alcuni minori. E infine la storia del rione Traiano. Quanto regge la versione di F.E? Quanto è vero il racconto del minore che ha consegnato i polsi alle forze dell’ordine? Il 38enne è stato ucciso per errore o c’è qualcosa di diverso? Al momento c’è il pianto e la nostalgia. Ha spiegato il ragazzino: «Non sono legato alla camorra, Angelo era un mio amico, non volevo. Quella pistola è spuntata all’improvviso, l’abbiamo trovata in un giardino, ricordo le risate, lo sparo, quel colpo all’improvviso». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino