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A rincorrere il pallone, nel Colosseo metallico costruito ai piedi del Vesuvio dall’artista romano Daniele Sigalot, un centinaio di persone venute da ogni parte d’Italia, rigorosamente travestiti da folli giocatori, che si sono sfidati nell’ultima edizione della Coppa Pizzeria, il torneo di calcio più assurdo del pianeta.
Location d’eccezione, è stato un Colosseo fatto di oltre 250 container e circa 70 metri di altezza, costruito e smontato nel giro di 48 ore nel porto di Napoli: un’arena dove si sono sfidate ben 34 squadre composte da due giocatori, scorrettamente schierati gli uni contro gli altri in partite da cinque minuti ciascuna.
«Quello che abbiamo costruito – spiega Sigalot – è un vero e proprio monumento al nulla per giocare, consacrare e, al tempo stesso, ironizzare il gioco più seguito al mondo. E lo abbiamo fatto in questa città così piena di contrasti e lo abbiamo voluto fare alla nostra maniera: tra divertimento, ironia, musica, amicizia, scorrettezze in campo, fiumi di birra e follia, sana. Perché almeno per un giorno l’arte e la creatività lasciano a casa impegni, doveri e lavoro per dare spazio al gioco e all’ironia. Siamo tornati a Napoli, perché qui non cera un Colosseo e sentivamo l’esigenza di costruirne uno attivo, resistente al tempo e, soprattutto, mai visto ai piedi di un vulcano».
E se a calcare la scena sono artisti accomunati dalla stessa follia anche l’arena di un Colosseo può trasformarsi n una discoteca a cielo aperto sotto il sole di Napoli. Ogni container è servito da spogliatoio per gli artisti, camerini di un circo senza tenda dove si sono esibiti aquile, ballerine, marinai, centurioni, gladiatori e giocatori di subuteo, pronti a segnare il gol della vita. Il tutto accompagnato da panini, birra, musica e divertimento, sotto la guida del direttore artistico Antonello Colaps, direttore creativo dell’agenzia Dopolavoro.
Il Mattino