Cornicioni traballanti, terrazzi pericolanti e, nelle eventualità più tragiche, persino crolli di interi stabili. Le condizioni precarie del patrimonio abitativo...
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Dal primo gennaio ad oggi, sono in tutto 1.243 i sopralluoghi dei tecnici che, dopo aver provveduto alla messa in sicurezza della zona, quasi sempre diffidano i proprietari per avvisarli dell’assoluta necessità di effettuare i lavori di manutenzione, in modo da eliminare il pericolo. Poco più di mille le diffide inviate quest’anno. Un atto previsto, peraltro, dall’articolo 1122 del codice civile, secondo cui «nell’unità immobiliare di sua proprietà ovvero nelle parti destinate all’uso comune, il condòmino non può eseguire opere che rechino danno alle parti comuni ovvero determinino un pregiudizio alla stabilità, alla sicurezza o al decoro architettonico dell’edificio». L’articolo del codice civile sembra calzare a pennello per gli innumerevoli abusi edilizi, quasi sempre rovinosi per la staticità dei fabbricati. E la diffida da parte dei tecnici si richiama anche all’articolo 677 del codice penale, con una sanzione amministrativa per il «proprietario di un edificio o di una costruzione che omette di provvedere ai lavori necessari per rimuovere il pericolo». Ma la mancata rimozione dello stesso pericolo può sfociare anche nell’arresto. Il passaggio determinante è pero quello successivo alla diffida. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino