Partono dalla stazione crocieristica, tagliano per piazza Municipio e in un baleno sono nell’eldorado dello shopping a buon mercato napoletano: via Toledo. Sono crocieristi...
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Soltanto nel primi quattro mesi dell’anno gli approdi delle navi sono passati dagli 81 del 2016 ai 54 del 2017. «Perché le compagnie - ha aggiunto Spirito - hanno deciso di abbandonare per il rischio terrorismo il Mediterraneo: soprattutto i porti di Egitto, Tunisia e Turchia. E anche noi scontiamo la cosa. Ma dopo non poche pressioni siamo riusciti a convincere gli armatori a portare qui l’anno prossimo 50mila passeggeri in più». Ma non è soltanto una questione di geopolitica, visto che le compagnie si lamentano i deficit strutturali e organizzativi nello scalo napoletano e l’alto costo delle tariffe rispetto ai servizi ricevuti. Dice al riguardo il consigliere dell’autorità portuale Umberto Masucci: «Nel 2019 qui arriverà la metropolitana, il museo del mare e dell’immigrazione ospiterà le navi scoperto durante gli scavi a piazza Municipio, sarà collocato il quartier generale delle Universiadi, con le navi crociere che ospiteranno gli atleti. Ma fino ad allora dovremo lavorare sodo anche per recuperare gli ultimi dieci anni di abbandono del porto». Ma girando per via Toledo non tutti sembrano aver risentito del calo di presenze. Soprattutto se parliamo dei brand più popolari. Hm e Zara mettono al centro delle collezioni abiti che all’estero non si trovano, mentre Felicia Pecchia, commessa della Sisley, dice senza esitazione che «quest’anno gli affari sono aumentati del 20 per cento». E sempre grazie ai crocieristi. Racconta infatti che «il 15 agosto abbiamo lavorato soltanto con gli stranieri. E con loro è tutto più facile: sono gentili, non chiedono mai lo sconto, qualcuno lascia pure la mancia. L’importante è servirli in fretta, perché massimo alle 18.30 riparte la nave».
Aggiungono Alfonso Nocera e Alberto Arzano, che lavorano al negozio Adidas: «Abbiamo sentito il calo delle navi soprattutto a inizio luglio, ma dopo le cose sono migliorate e abbiamo recuperato. A salvarci sono stati i membri dell’equipaggio. Soprattutto quelli di origine asiatica - filippini, thailandesi, malesi - che quando vedono qualcosa in sconto, impazziscono. Le scarpe più costose da noi in questo periodo stanno anche al 50 per cento: ne comprano anche dieci paia e il conto può sfiorare anche i mille euro. E non stanno a guardare neppure se c’è un numero in più o meno rispetto al loro. Quando trovano le magliette a 5 euro, per esempio, ne possono prendere anche venti. Ci hanno spiegato che le regalano ad amici e parenti, ma secondo noi le portano in patria o per copiarle o per rivenderle». Tra gli scontenti c’è invece Antonio Sarnataro, assistant manager di Foot Locker: «Abbiamo registrato un venti per cento in meno negli incassi. Ma noi vendiamo scarpe e abbigliamento sportivo, che la gente compra sempre più su internet. Qui da noi la gente viene a misurarsi le sneakers, che poi trovano in rete al 30 per cento in meno. Sì, i turisti stranieri ci aiutano, ma da noi si presenta per lo più il crew, il personale. Che però spende solo in periodo di saldo».
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Il Mattino