Una maggioranza balcanizzata, che rischia di ritrovarsi tra un mese con una parcellizzazione ancor più evidente del gruppo DemA. Proprio mentre dietro le quinte il...
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A distanza di due giorni, mercoledì e venerdì della settimana appena trascorsa, sono stati presentati due nuovi cartelli politici: Ndo, ovvero Napoli direzione opposta, movimento battezzato dai due consiglieri DemA Laura Bismuto e Luigi Felaco (una volta molto vicini all'assessore Alessandra Clemente), che racchiude diverse realtà di comitati; e «Partenope ribelle», nato sotto l'effige del centro sociale Insurgencia. Tra i «ribelli» ci sono ben tre consiglieri comunali: Eleonora de Majo, Rosario Andreozzi (capogruppo di DemA in Consiglio) e Pietro Rinaldi, che sta con un piede tra i ribelli e con uno nel suo gruppo «Napoli in Comune a sinistra». Oltre al presidente della terza Municipalità Ivo Poggiani. Questo vuol dire che DemA rischia di deflagrare in tre sottogruppi. Quello dei ribelli, quello di Ndo, dove mancherebbe il terzo componente per la creazione del gruppo (escluso che possa essere Claudio Cecere, l'unico rimasto fedele all'assessore ai Giovani) e quello dei SocialDema (Nino Simeone, Carmine Sgambati, Luigi Zimbaldi, Ciro Langella e Maria Caniglia). Se DemA non risulta agli occhi dei movimentisti più attendibile politicamente, tanto da spingere pezzi della maggioranza, quella più radicale, a ricercare altrove spazi politici dove esprimere le proprie posizioni, è anche perché il sindaco ha abbandonato la rivoluzione urlata, passando a posizioni più moderate, sul modello Varoufakis. La sua mutazione passa per i risultati incassati con il governo per il rilancio di Bagnoli, il Patto per Napoli e molto probabilmente il salva-comuni nella prossima finanziaria. Per mettere la città al riparo dal default. «Spero non lascino il progetto comune - dice Simeone - Noi non lo faremo e siamo vicini al sindaco nelle battaglie della città. Se poi saremo tre, quattro, cinque o dieci lo vedremo». Certo è che il Consiglio comunale della terza città d'Italia non può piegarsi di fronte a personaggi che in termini elettorali non sono certo dei giganti: basti guardare i numeri che hanno portato in aula la de Majo e il capogruppo Andreozzi. Sommando i voti della pasionaria e di Andreozzi si arriva a 3.702 preferenze; la lista nella quale sono stati eletti di voti ne ha presi 28.587. Insomma, in aula ci sono arrivati più per un miracolo politico, il secondo consecutivo dell'ex pm, che per vincere ha messo giù la rete a strascico e tirato a galla tutto quello che ha trovato, che per il loro peso politico nella società napoletana. Quanto a Rinaldi, pur avendo goduto del traino del sindaco e della ribalta quinquennale dell'aula, è riuscito a tornare nell'assemblea cittadina solo grazie alla promozione bis di Ciro Borriello ad assessore.
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Il Mattino