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La raccolta differenziata non abita più qui. O meglio: non è quasi mai stata praticata a Napoli e, a giudicare dagli ultimi dati, c'è il rischio che la tendenza prosegua. I cattivi risultati recenti riaprono l'eterno dibattito sulla gestione dell'intero ciclo dei rifiuti, con una selva di voci - anzitutto politiche - nella quale è difficile districarsi.
E accuse al sindaco Luigi de Magistris, che proprio sul vertiginoso aumento della differenziata aveva scommesso durante la campagna elettorale di tre anni fa.
Quello che è certo è che nel 2013 le percentuali di differenziata in città sono ulteriormente diminuite, rispetto ai livelli già molto bassi del 2012. La percentuale di rifiuti correttamente smaltiti lo scorso anno, attraverso il porta a porta o le campane stradali, corrisponde a poco più del 20%. Lo certifica uno studio del Comieco - il consorzio nazionale recupero e riciclo degli imballaggi a base cellulosica - che analizza i dati relativi alla raccolta esclusiva di carta e cartone, così come di quella totale, per tutti i materiali da separare. In entrambi i casi, Napoli risulta agli ultimi posti della graduatoria nazionale. Tuttavia, sono proprio i dati relativi alla raccolta complessiva quelli più utili ad una valutazione approfondita.
Dal rapporto tra le 106mile tonnellate annue di rifiuti differenziati e le 497mila di rifiuti globali, viene fuori la percentuale del 21,3%, inferiore di tre punti a quella dello scorso anno.
Una battuta d'arresto che solleva molti interrogativi sulla gestione della differenziata e, di riflesso, sull'intero ciclo di smaltimento dei rifiuti che ha il suo punto di forza proprio nell'accurata selezione dei materiali.
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