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Un guadagno di 4 mila euro al giorno che spesso arrivava direttamente attraverso le ricariche postepay: il frutto di un traffico di droga alimentato da decine di persone e da un'organizzazione manageriale dove ognuno svolgeva un ruolo ben preciso. Ieri però a decapitare l'organizzazione attiva nell'area nolana sono stati i carabinieri della compagnia di Nola con una maxi operazione che ha coinvolto 35 persone, 18 delle quali raggiunte da misure cautelari. Una inchiesta che ha interessato numerosi comuni dell'hinterland e che ha richiesto anni di lavoro, centinaia di intercettazioni ed una delicata attività di intelligence che ha consentito di smascherare una vera e propria associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, aggravata dall'essere composta da più di dieci persone e dalla disponibilità di armi, nonché detenzione ai fini di spaccio. Le misure eseguite ieri sono state emesse dal Gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Dda sono contenute in due provvedimenti che attraverso più di un migliaio di pagine, rendono conto nei dettagli di come si smerciasse droga nel Nolano e soprattutto di quale ruolo avesse ognuna delle persone coinvolte.
Cocaina a gogo venduta a 45 euro al grammo, ma anche hashish e marijuana. I fornitori stavano a Napoli ed è da lì che la droga arrivava a San Gennaro Vesuviano dove il capo dell'associazione la immetteva sul mercato potendo contare sui propri pusher e su una clientela fidelizzata, oppure la distribuiva ai titolari delle altre piazze di spaccio della zona come Cimitile, Nola, Saviano e Casamarciano. Tutto collaudato, perfino le modalità di pagamento. Molti infatti i trasferimento di denaro effettuati attraverso la postepay. È così per esempio, che il capo di una piazza di spaccio pagava il fornitore in cambio della droga ricevuta. Guai, tra l'altro, a non farlo: il recupero crediti avveniva attraverso le maniere forti.
Nel corso delle indagini, sono state tratte in arresto in flagranza di reato altre cinque persone, ed è stato sequestrato un chilo di sostanze stupefacenti tra cocaina, hashish e marijuana. Tantissimi gli episodi che hanno confermato i livelli gerarchici dell'organizzazione dove molti dei dipendenti erano conosciuti con soprannomi tipo pisellino, cartongesso, o' chiatto e motosega.
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Il Mattino