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Portare la droga in carcere? Un gioco da ragazzi. Confezionamento, spedizione e recapito: nei tre passaggi essenziali la ricostruzione - così come emerge dai verbali contenuti nell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato in carcere e ai domiciliari 31 presunti affiliati dal cartello camorristico De Luca Bossa-Minichini-Casella-Reale di Ponticelli - e i trucchi escogitati per rifornire di hashish ed altre sostanze stupefacenti i detenuti. Facendola in barba ai sistemi di controllo.
«Tutto sistemato, già c’è nome e cognome del destinatario del pacco - dice uno degli indagati parlando al telefono con la madre, ovviamente senza sapere di essere intercettato dalla Squadra Mobile - Fai mandare questo pacco con il corriere “Freccia Rossa”, dentro ci sta un po’ di cioccolata fondente per gli amici carcerati». Laddove per cioccolata fondente si deve intendere una partita di hashish.
È solo uno degli spaccati che emergono dalle pagine dell’ordinanza contro i clan dell’area orientale. Il giochino era semplice semplice: si inseriva il nome del detenuto che avrebbe dovuto ricevere fittiziamente la corrispondenza: «Dopo - prosegue l’uomo che fornisce indicazioni su come far entrare lo stupefacente nel penitenziario di Secondigliano - mi devi dire tutta la quantità degli “affettati” che mi desti, che poi devono arrivare a quel mio amico dei dieci chili, del quale ti ho fornito il nome della sorella...».
Le indagini sono riuscite a decrittare anche le parole in codice usate per eludere i controlli. Gli affettati altro non erano che salami spediti tramite corriere a Secondigliano, insaccati che venivano imbottiti di stecche di hashish. E chi dava istruzioni raccomandava anche di “non mettere la roba nel frigo e di tenerla lontana dalla portata dei bambini”, fin quando restava a casa e non veniva impacchettata.
Quando non arrivava negli alimenti, la droga viaggiava anche negli indumenti. Umberto De Luca Bossa si rivolge ad un affiliato affinché solleciti sua cugina a “preparare i blue jeans”: «Ascolta bene - dice - Uno.. due jeans... belli cuciti stretti. nelle cuciture! Il “marrone” (hashish, ndr) devono cucire bene: fammeli fare dalla sarta, perchè ne ho bisogno». E l’uomo al quale è stato dato l’incarico si prodigherà perché il lavoro sia fatto a regola d’arte: «fate preparare due pantaloni “su misura”, e mi raccomando le cuciture, devono sembrare nuove».
Altro espediente: la droga passata di bocca in bocca con un bacio. Metodo sicuramente rischioso, ma che - viste le ripetute raccomandazioni tra affiliati intercettate dai carabinieri e dalla Penitenziaria - doveva funzionare davvero. Michele Minichini - si legge nelle informative consegnate ai pm della Direzione distrettuale antimafia di Napoli dagli investigatori - aveva ideato di ingurgitare il narcotico per evitare sequestri durante le perquisizioni. E sempre Minichini suggerisce alla compagna: «La prossima volta l’hashish mettitelo in bocca, me lo passi con un bacio!». L’immagine del trasferimento verrà poi anche immortalata dai sistemi di videosorveglianza nella sala colloqui di Secondigliano.
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