Napoli, ancora «fumarole» a Barra: nessuna soluzione alla maxi-discarica

Si attendono risposte all'inquinamento del terreno di via Mastellone

«Fumarole» a Barra
Cinque mesi dopo il pesante incendio nell'ex campo rom di Barra, nella zona orientale di Napoli, si registrano ancora "fumarole" e non ci sono ancora risposte alle...

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Cinque mesi dopo il pesante incendio nell'ex campo rom di Barra, nella zona orientale di Napoli, si registrano ancora "fumarole" e non ci sono ancora risposte alle criticità dei terreni di via Mastellone, più volte interessati dalle fiamme e ridotti a discarica a cielo aperto.

Il fumo intenso è visibile anche a distanza. É quanto testimonia il video realizzato e pubblicato online oggi dal fotografo e attivista Carmine Schiavo. Le immagini, realizzate con un drone, evidenziano il pesante degrado dell’ampia area a ridosso dell’autostrada che è stata sgomberata nell'estate 2021 ma mai bonificata nonostante gli annunci. Da allora si attendono risposte alla necessità di rimuovere i cumuli di rifiuti e verificare le condizioni del terreno dopo l'utilizzo della comunità nomade per diversi anni, il costante sversamento di materiali di ogni genere e i roghi. L'estate scorsa, in particolare, il sito è stato avvolto dalle fiamme tre volte: prima il 18 luglio - esattamente cinque mesi fa - poi il 21 luglio e ancora il 20 ottobre nella stradina d'accesso.

Residenti e realtà del territorio hanno chiesto al Comune di Napoli e agli organi competenti di attivarsi per mettere in sicurezza gli spazi. Per rimuovere i rifiuti occorrono risorse importanti - almeno cinque milioni e mezzo di euro - e intanto si continua a monitorare la qualità dell'aria di via Mastellone così come richiesto dalle famiglie esasperate dalla puzza e dalle costanti "fumarole". É l'agenzia regionale Arpac a curare l'attività grazie alla quale è possibile comprendere i possibili rischi per la salute delle migliaia di persone che abitano a ridosso dell'enorme discarica. Saranno raccolti dati fino alla fine dell'anno così come richiesto da Palazzo San Giacomo.

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Il Mattino