Napoli. Fuga dalla faida per i fedelissimi del clan Lo Russo

Napoli. Fuga dalla faida per i fedelissimi del clan Lo Russo
La paura è un sentimento subdolo e contagioso che non risparmia nessuno. Nemmeno i cosiddetti uomini «d’onore». Guappi di cartone fino...

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La paura è un sentimento subdolo e contagioso che non risparmia nessuno. Nemmeno i cosiddetti uomini «d’onore». Guappi di cartone fino all’altroieri, quando avevano le spalle coperte, boss incarogniti, forti con i deboli e deboli con i forti, oggi si ritrovano improvvisamente dall’altra parte della barricata. È già successo in passato, durante le faide di sangue capaci di stravolgere assetti, equilibri ed alleanze; sta accadendo ancora, questa volta sullo scacchiere di una nuova guerra tra bande che si combatte a Napoli tra la Sanità e i quartieri della periferia nord.


Decimati dagli arresti, indeboliti dai pentimenti eccellenti dei loro capi, gli uomini del clan Lo Russo oggi si sentono braccati da un nuovo gruppo emergente composto da giovanissimi sulla cui ascesa criminale cominciano a ragionare anche i più esperti e raffinati investigatori impegnati nelle indagini sugli ultimi fatti di sangue commessi in città. Non è solo la voce del quartiere che lo sussurra. Ci sono segnali precisi e verificati che indicano come alcuni dei più fidati affiliati al clan Lo Russo hanno lasciato le loro abitazioni, persino quelle che si trovano nella storica roccaforte della cosca - via Janfolla - per riparare altrove. Nascondersi, quando il nemico si sente forte e pronto a colpire, resta l’unica soluzione praticabile.


La grande fuga è cominciata all’alba, solo poche ore dopo l’ultimo clamoroso omicidio commesso a Miano, quello di Aniello Di Napoli, assassinato da un commando di killer mentre percorreva a bordo della sua auto proprio via Janfolla. Quel raid ha rappresentato una rasoiata dolorosissima e profonda per gli uomini dei «Capitoni». È stato il segnale che molti di loro temevano: la prova del fatto che un nuovo gruppo - che gli inquirenti ipotizzano come nato e aggregatosi intorno alla famiglia Mallo del Rione Don Guanella - ha deciso di scatenare l’inferno a Miano, e non solo a Miano. Così regola i suoi conti la camorra, a Napoli. A colpi di vendette e agguati, come ha dimostrato anche l’affondo portato nel cuore del Rione Sanità, all’interno di un circolo di via Fontanelle. Anche quello è stato un segnale di potenza per la nuova cosca di giovani e giovanissimi che - quando colpisce - cerca di non lasciare prigionieri: non a caso in quell’agguato, oltre alle due vittime (Giuseppe Vastarella e Salvatore Vigna) ci furono altri tre feriti, miracolosamente scampati alla morte. Il gruppo Mallo oggi si sente forte e padrone come mai di un territorio che soltanto fino a qualche mese fa gli era ostile e impenetrabile. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino