Parole e fotografie cerchiate in rosso, ritagli di giornale conservati e mostrati ai propri parenti, nei brevi e asettici contatti consentiti dal rigore del carcere duro. E ancora...
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Segnali sinistri dal 41 bis, materia potenzialmente esplosiva, quanto basta a far scattare una sorta di allarme - non allarme rosso, ma pur sempre clima di vigile attenzione - tra i magistrati della Dda di Napoli. Segnali che sollevano suggestioni sgradevoli, che si aggiungono ad altre tracce ricavate in questi mesi dai pm del pool anticamorra della Dda di Napoli: intercettazioni, parole poco gratificanti verso i pm, verso quel magistrato (uomo o donna, a seconda dei casi) che hanno firmato un trasferimento in regime di carcere duro, che hanno reso esecutivo una nuova restrizione nei colloqui tra detenuti e familiari.
Spesso parole in libertà, magari offese rivolte alla toga di turno, ma anche un frasario che si aggiunge ad altri tasselli destinati ad entrare in un mosaico di insieme.
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Il Mattino