Pestato a Napoli: «Mio figlio ha rischiato di morire, il responsabile deve pagare»

Pestato a Napoli: «Mio figlio ha rischiato di morire, il responsabile deve pagare»
Il volto è segnato dalle lacrime e dalla stanchezza dopo una notte da incubo ma Daniela, la mamma del 16enne, accoglie con sorrisi e abbracci la folla di amici accorsi in...

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Il volto è segnato dalle lacrime e dalla stanchezza dopo una notte da incubo ma Daniela, la mamma del 16enne, accoglie con sorrisi e abbracci la folla di amici accorsi in ospedale. «Mio figlio ha rischiato di morire e non possiamo ancora considerarlo fuori pericolo - spiega la donna facendosi forza . Non riesco a raccontare la sofferenza e l'angoscia vissute in queste ore ma quello che chiedo è che il responsabile venga punito in maniera esemplare».


La rabbia e la paura accumulate aspettando che il figlio uscisse dalla sala operatoria, vengono diluite dall'ondata di affetto di amici, compagni di scuola, insegnanti e familiari che attendono di entrare nella stanza al secondo piano del reparto di chirurgia del Fatebenefratelli. I corridoi sono così affollati che il personale sanitario fa entrare i visitatori a turno. E affollati sono anche i pensieri di Daniela che cerca di rimettere ordine in tutto quel caos da cui è stata travolta. «Mio figlio mi ha telefonato per dirmi che avrebbe dormito a casa dell'amico ma sentivo qualcosa che non mi convinceva nella sua voce - racconta la mamma mettendo in fila gli attimi che hanno preceduto la corsa in ospedale - ho deciso di andare a prenderlo e una volta giunta lì mi sono resa conto che le sue condizioni erano gravi».

 
Adesso che Daniela ha riabbracciato il suo ragazzo e lo ha visto sorridere, quello che conta è che «chi ha procurato questa sofferenza deve averne altrettanta e pagare per il suo gesto», insiste la donna che fa riferimento a «un'aggressione motivata da gelosia nei confronti di una ragazza». Tra le decine di visitatori, ieri c'era anche l'amico che ha assistito all'aggressione. «Sono scappato e non so nulla dell'aggressione perché ho avuto paura, ma sappiamo tutti che il mio amico non è un tipo aggressivo o rissoso ed è un bravo ragazzo - dice il compagno -. La cosa più importante è che possa riprendersi al più presto e noi siamo qui per dargli tutto il nostro affetto e la nostra forza». Al fianco del 16enne ferito tutti gli amici di sempre, quelli della «comitiva del sabato sera» che torneranno a trovarlo finchè non sarà guarito per ricominciare a uscire insieme e tornare spensierati. Anche molti compagni di scuola affollano le sale d'attesa dell'ospedale per dare un semplice bacio e un saluto e per dire «di tornare al più presto possibile in classe», come hanno detto in coro i compagni di classe dell'istituto «Mario Pagano».


Ed è proprio «l'affetto e l'amicizia la risposta da dare alla violenza». Le parole sono pronunciate lucide e decise dlla professoressa d'Inglese del ragazzo ferito, che come le altre docenti si è precipitata in ospedale per accertarsi delle condizioni del suo studente. «Non ci sono parole per descrivere questa brutalità e prepotenza - dicono le insegnati dell'istituto Mario Pagano - questi episodi non dovrebbero mai accadere e sicuramente faremo delle iniziative a scuola per non lasciar cadere questa violenza nel vuoto e stimolare i ragazzi a rispondere nella giusta maniera». 
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Il Mattino