Nel giardino che si apre nel cuore della collina borghese ci sono più transenne che alberi. Più ferro che legno. Anche perché se gli uni di tanto in tanto...
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La vegetazione, che pure cresce rigogliosa, è confinata dietro queste gabbie di metallo. «Stanno in piedi da tre anni», assicura un signore che abita proprio lì di fronte, additando indignato le transenne che negano al visitatore intere aree, fino a creare un percorso obbligato che da via Cimarosa scende fino al Museo della ceramica. E il degrado aumenta man mano che si digrada. Lungo i viali, dissestati in molti tratti, incontri lampioni rotti, tronchi mozzati, erbacce, panchine malridotte. In questa primavera d'inizio dicembre, con le foglie gialle e un sole che sembra aprile, la popolazione della Floridiana è composita: tra adolescenti a piede libero, giovani mamme con prole al seguito, turisti in tenuta da safari, anziani, coppiette (e gatti) in cerca di quiete, il parco è un rifugio per indigeni e turisti. Ma al pubblico sono interdetti alcuni degli angoli più suggestivi: i viali superiori, le serre, il teatro della Verzura (un'arena all'aperto da 150 posti), il Giardino delle camelie e uno dei due punti panoramici.
Praticamente, una buona metà della Villa.
Il Mattino