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Ha chiesto scusa, ha lanciato segnali di pentimento e ha risarcito la sua ex. Ha staccato un assegno, oltre a scrivere lettere nelle quali ha provato a rivisitare il recente vissuto, fino a quell’ultimo - drammatico - momento di coppia: lei che sta sul muretto, lui che la spinge; lei che cade in acqua, a mare, lui che scappa. Lei che rischia di morire e che viene salvata, grazie a un atto di eroismo da parte del dipendente di un locale notturno. Una storia finita al centro di un processo che si conclude nel giro di pochi mesi, approdato in questi giorni alla condanna di primo grado: sei anni e otto mesi a carico di Gennaro Maresca, venticinquenne imputato del tentato omicidio di Amanda Tosi, la ragazza con cui da qualche mese intratteneva una relazione stabile.
Giugno scorso, movida di Nisida, ricordate? Dopo una serata in ristorante, il litigio l’aggressione. Scena raccapricciante, la ragazza viene catapultata a mare, mentre lui si dà alla fuga. Tutto immortalato in un video, che inchioda Maresca mentre scappa, ma che ricostruisce anche il tentativo disperato - e miracoloso - di salvare una ragazza finita in acqua e ormai priva di forze. Decisivo l’intervento di un buttafuori, che non perde tempo, si getta a mare e salva la vita di Amanda. Questione di secondi. Otto mesi dopo, il caso si chiude dinanzi al gup Maria Luisa Miranda. Aula 413, a porte chiuse il verdetto: sei anni e otto mesi per Maresca, con l’accusa di tentato omicidio, anche se viene assolto da ipotesi di precedenti maltrattamenti. Inchiesta lampo condotta dai pm Cristina Curatoli e Enrica Parascandolo, l’imputato chiede di essere giudicato con il rito abbreviato (che prevede la riduzione di un terzo della pena), ammette la sua responsabilità e chiede scusa.
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Stando al racconto di Amanda, quella sera di giugno non era la prima volta che subiva atteggiamenti di prevaricazione da parte del suo fidanzato, come hanno raccontato agli inquirenti la mamma e la zia della ragazza. Stando agli esami tossicologici, quella sera Maresca aveva assunto cocaina, era decisamente su di giri. Poi agli atti finisce la versione del protagonista del salvataggio: «Quel ragazzo scuoteva continuamente la fidanzata, la strattonava con forza e infine le dava una violenta spinta, facendola precipitare dal muretto e dunque in acqua», ha spiegato. Una versione che ha consentito di confermare l’intenzionalità del gesto, con una spinta arrivata al culmine di «un violento strattonamento».
Tutto confermato dalle immagini ricavate dai carabinieri, in un’inchiesta in cui il giudice ha valutato anche il racconto dell’imputato: «Non ho valutato la gravità del gesto, ho avuto paura e sono scappato. Mi sono sentito inseguito, non pensavo di aver messo gravemente a repentaglio la vita di Amanda». Poi la lettera di scuse, il risarcimento e una condanna in abbreviato per chi ha provato a uccidere la fidanzata, prima di scappare da un possibile linciaggio.
Il Mattino