La signora Carmela si svegliò di soprassalto dopo aver sentito un rumore forte provenire dalla strada, sentì qualcosa che bruciava sul braccio: era un proiettile che...
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C'è un uomo di una certa età che chiede di mantenere l'anonimato ma ormai si presenta spontaneamente, con un sorriso amaro, ogni volta che andiamo a raccontare le stese di piazza Trieste e Trento, dice che la stampa non viene a sapere nemmeno la metà di quel che accade nella piazza, ci ha spiegato, al primo di tantissimi incontri, di aver spostato la camera da letto che affacciava sulla fontana del carciofo: «Quando sparano in alto non prendono la mira e io non voglio che mia moglie possa ritrovarsi colpita casualmente da un proiettile. Così la finestra su piazza Trieste e Trento non l'apriamo proprio più, ce ne andiamo a dormire nella stanza che affaccia sul vicolo».
Proprio in quella piazza verso la fine del mese di marzo c'è stato il raid più clamoroso. Di notte ci fu un'invasione di scooter, alcuni imbracciavano mitra e spararono ad altezza uomo. I segni sulle vetrate dei locali, la mattina seguente, erano impressionanti.
Forse, però, il blitz di maggiore impatto è stato quello di metà giugno al rione San Gaetano a Miano: prima un avvertimento con una bomba a via Teano, poi l'allontanamento (non la fuga, l'allontanamento senza fretta), lungo via Vittorio Veneto con l'esplosione di cinquanta colpi di arma da fuoco sulle facciate degli edifici. Chi ha ascoltato almeno una volta il rumore di un solo colpo di pistola sa quanto è intenso e penetrante, cinquanta colpi di seguito sono una sequenza da scenario di guerra, non da città civile e in pace come dovrebbe essere Napoli.
All'alba del 6 settembre 2015 Genny Cesarano, diciassette anni, si ritrovò per caso al centro di una scarica di proiettili, 24 colpi di pistola, sparati per dimostrare la superiorità camorristica sul territorio. Vittima innocente di una stesa oggi è il simbolo del riscatto che nasce dal dolore. Eppure il sacrificio di quel giovane innocente non ha insegnato nulla.
Era il 4 gennaio del 2017, al mercato della Duchesca si presentò un gruppo armato che, in pieno giorno, aveva il compito di mettere paura ad alcuni bancarellari ritrosi al pizzo. Spararono un po' di colpi per intimorire i riottosi, uno dei proiettili andò a conficcarsi nel piedino di una bimba di dieci anni.
Era il 4 febbraio di quest'anno, una ragazza dominicana tornava a casa col fidanzato. È quasi l'alba, nel video che lei stessa sta girando entrambi ridono felici. Poi il rombo dei motori, poi i colpi e infine le grida. Anche lei colpita a una gamba. La guerra delle stese non finisce mai. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino