Ha ottenuto i domiciliari l'uomo dei Van Gogh. Da una ventina di giorni è uscito dal carcere Mario Cerrone, socio di Raffaele Imperiale, il broker della droga che...
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Nella memoria consegnata ai magistrati, Imperiale ha spiegato di aver acquistato i quadri nello stesso anno in cui erano spariti e di averli pagati con cinque rate da un milione l'una utilizzando i soldi prelevati dalla cassa che gestiva insieme a Cerrone e a Raffaele Amato. I dipinti sono ora sotto sequestro e restano custoditi dalla Guardia di Finanzia. Dovranno poi essere consegnati al legittimo proprietario: il museo Van Gogh. La speranza è che possano essere mostrati ai napoletani prima di tornare in Olanda. Ma dall'ambasciata olandese sono cauti e spiegano che è difficile fare ipotesi fino a quando gli oli resteranno sotto la tutela della magistratura italiana. I tempi della giustizia, però, in questo caso non si prospettano lunghissimi. Per Cerrone si terrà anche l'udienza preliminare del processo che si svolgerà con il rito abbreviato. Subito dopo dovrebbe esserci anche l'udienza che riguarderà Imperiale. I due erano stati colpiti da un mandato di cattura nel gennaio del 2015 insieme ad altre 9 persone, alcune delle quali scarcerate subito dopo. Imperiale, però, si è sottratto alla cattura: da anni si è trasferito a Dubai dove la sua famiglia ha vissuto a lungo nell'hotel Burj Al Arab di Dubai, dove ha abitato in una suite che gli è costata quasi un milione di euro all'anno e dove frequenta il jet set della località turistica investendo anche in complessi residenziali di gran lusso.
Al momento la richiesta di estradizione avanzata agli Emirati è rimasta senza risposta, ma il trafficante ha deciso di rendersi processabile nominando un difensore, l'avvocato Maurizio Frizzi di Genova, lo stesso del socio e di alcuni esponenti del clan Amato. Cerrone, invece, era stato arrestato a gennaio. Entrambi hanno sostenuto di aver fatto da tramite tra il trafficante olandese Rik Van de Bunt e il clan Amato, del quale sarebbero poi diventati soci. Rick il Biondo era uno stoccatore di cocaina con il quale Imperiale era venuto in contatto ad Amsterdam dove gestiva un coffee shop che, a suo dire, gli avrebbe fruttato 200mila euro all'anno. Ovviamente bruscolini rispetto alle cifre incassate inondando Napoli e dintorni di cocaina. Spiega Imperiale nella sua memoria che solitamente il lavoro di mediazione viene compensato con lo 0,5 per cento del valore della merce trattata (in questo caso cocaina) ma che a lui e a Cerrone, il Biondo, riconosceva il 2 per cento. Perciò l'uccisione dell'olandese, avvenuta in Spagna proprio alla vigilia della sua consegna alle autorità italiane, fu per la ditta Cerrone-Imperiale un duro colpo. Il broker della coca esclude rapporti diretti con i narcotrafficanti del Centroamerica anche se uno dei suoi soci, Vincenzo Aprea, è stato fotografato in Equador e in Perù con il trafficante Miguel Penaranda poi diventato collaboratore della Dea.
Imperiale, dal canto suo, spiega: «Per circa un anno, un anno e mezzo riuscimmo ad ovviare (alla mancanza di forniture, ndr) utilizzando tal Frank, braccio destro di Rick.
Il Mattino